Vediamo come nasce, come è fatto e come funziona un disco in vinile, con il suo processo di creazione completo.
Oggi vedremo tutte le fasi, nell’ordine:
- Mixaggio
- Placcatura
- Bagno Galvanico: Matrice
- Separare Matrice e Master
- Bagno Galvanico: Madre
- Separare Madre e Matrice
- Levigatura
- Ispezione
- Terzo Bagno Galvanico
- Risciacquo e Asciugatura
- Separare Stampa e Madre
- Pressatura
- Rifilatura
Sarà la tecnica, la storia o la combinazione di queste fasi, ma il suono di un vinile in un buone e condizioni è un suono caldo, delicato e vivo.
Inutile fare classifiche su chi sia meglio tra analogico e digitale. Sono gusti. É un suono diverso.
Che cos’è il vinile?
Vinile sta per PoliVinilCloruro o Cloruro di polivinile, un polimero plastico, o più semplicemente, plastica.
Il materiale del vinile ha il maggior merito per la qualità di questo supporto in confronto agli altri, oltre alla velocità di registrazione.
Un materiale che è stato il modo più pratico per distribuire il suono fino all’arrivo del digitale.
Plastica sintetica, naturalmente, perché la chimica del vinile comprende l’etilene e il cloruro.
Molecole che formano il DNA di un materiale economico, durevole e facile da utilizzare rispetto alle alternative dei primi anni del ‘900, quando è nato.
Certo, all’inizio il disco era un fanciullo senza esperienza, un po’ grezzo, ma poi si è raffinato e perfezionato, grazie al seguente processo.
Come si fa un disco in vinile: le diverse fasi
1: Mixaggio
Tutto inizia da una registrazione di notevole qualità durante il mixaggio in sala d’incisione.
Se vuoi sapere cosa c’era prima del vinile, tra case discografiche, fonografi e grammofoni, scopri come si registra un disco in vinile.
I suoni sono registrati dal fonoincisore, un tornio molto particolare, su un disco laccato in guttaperca o cera (una piastra di alluminio verniciata).
Ecco il primo stadio del vinile: il master. Questo disco grezzo ha già i due lati incisi (side A e B).
Ti assicuro che qui ci giochiamo un buon 70-80% di cosa ascolteremo sul giradischi di casa.
Qualità e tecnica del mixaggio servono a rendere perfetto il delicato master principale.
Le due fasi, unite alla precisione del fonoincisore, saranno determinanti per la qualità superiore di un disco in vinile.
Nei primi anni i dischi in cera morbida erano rivestiti di grafite; in seguito, per le lacche, si procedeva in questo modo:
- si spruzzava la saponina, una soluzione organica derivante dalle piante che difende il disco da funghi e altri organismi
- si risciacquavano
- si spruzzava una soluzione con cloruro stannoso per sensibilizzare la superficie del master
La saponina ha una funzione vitale: è la prima sostanza a proteggere il vinile.
Poi il disco inciso è pulito con una tripla combinazione:
- ciclo automatico
- bagno con una speciale soluzione
- pulizia a mano (i tecnici del vinile sono persone precise e accurate, guai lasciare qualcosa al caso)
Solo quando il personale è al cento per cento soddisfatto del risultato, passerà alla seconda fase.
2. Placcatura
Con la placcatura si riveste il master con cloruro di argento e stagno, una bella verniciata con cui sovrapporre e unire il master allo strato metallico.
La placcatura serve a due cose, fondamentali:
- Uno, protegge il master dagli attacchi di qualche microscopico esercito venuto a danneggiare il disco in vinile: agenti ossidanti, corrosivi, atmosferici e simili. (La vita di collezionista di vinili è fatta di delizie su giradischi ma anche di battaglie contro l’ambiente esterno che potrebbe rovinare il disco. La placcatura è una fase molto delicata, pietra miliare della conservazione di un disco in vinile )
- Due, il rivestimento d’argento e stagno fa da conduttore per trasportare la corrente, indispensabile per la terza fase
La fase di placcatura, e il successivo bagno galvanico, sono due fasi da tenere a mente anche in seguito, quando elimineremo l’elettricità statica durante la pulizia del vinile.
3. Bagno Galvanico – Matrice (Father)
Il master si fa un bagno galvanico di 4 o 5 ore, una vera e propria immersione che forma uno strato di nichel sopra il disco attraverso la conduzione della corrente elettrica vista nella fase precedente.
Nasce il secondo stadio del vinile: dal master abbiamo tra le mani una matrice.
Dunque, ricapitolando:
- prima il master, un disco in alluminio laccato e inciso in sala mixaggio
- poi la matrice, detta anche “father” (padre)
Dagli anni ’40 ai primi ’60 il processo era più veloce e semplice: il bagno di nichel durava un’ora o meno, poi si ripeteva la placcatura.
Dall’inizio degli anni ’60 tutte le matrici sono realizzate con nichel solido.
Dopo il bagno galvanico la matrice è risciacquata con acqua deionizzata, perché il sale non rovini la delicatezza del disco. Poi si lascia asciugare la piastra.
A questo punto la domanda sorge spontanea. Come vengono fuori i solchi?
4. Via il metallo dal disco: separare la Matrice dal Master
Un particolare strumento separa il master dalla matrice (padre) con estrema cura e attenzione. I mitici solchi del vinile, strette spirali dove la puntina scorrerà per riprodurre il suono, nascono così, quasi per magia.
Mi è sempre piaciuto pensarla in questo modo: il disco esce di casa e si separa da suo padre.
Questa operazione crea solchi in negativo, derivati dai solchi originali del master.
La matrice è infatti detta “negativo”, per distinguerla dal “positivo” che è il disco originale mixato in sala incisione.
Nei primissimi anni si usava la matrice come stampo per le copie di vinili da vendere al pubblico.
Ma c’era bassa domanda di vinili, poche copie da fare: per un po’ di anni era sufficiente il secondo stadio del vinile per produrre copie sufficienti.
Negli anni ’60 l’industria musicale esplose definitivamente, l’uragano Beatles fu solo l’inizio delle danze, l’effetto domino fece schizzare in alto la domanda. Per riempire i negozi non si poteva di certo usare solo la matrice. Il rischio di rovinare il disco era altissimo.
Ecco perché gli addetti ai lavori hanno aggiunto un altro passaggio al processo.
5. Bagno Galvanico (2): Madre
Con una speciale macchina si spruzza sulla matrice una pellicola che ha due funzioni:
- permette la conduzione di elettricità (di nuovo)
- evita che i due strati di nichel si sovrappongano
Il disco allora ripete un secondo bagno galvanico di nichel.
La matrice è usata come catodo, grazie al passaggio precedente, e l’elettricità fa crescere il nickel sulla sua superficie.
A questo punto abbiamo un gemello del disco master e dunque una copia del disco originale.
Questa nuova piastra, il terzo stadio del disco in vinile, è detta madre, in inglese positive.
Placcatura, risciacquo e asciugatura
Anche la madre, come la matrice (father), è sottoposta al mini-processo:
- placcatura per un paio d’ore
- risciacquata con acqua demineralizzata
- asciugata
Perché questa nuova piastra è così importante? Perché la madre è un moltiplicatore di stampe (i veri vinili).
Vuol dire che nella successiva fase di stampa ci vorrà una madre per creare una serie di stampe, che poi saranno i veri dischi in vinile da distribuire al pubblico.
Le stampe sono come i figli della madre. Forse la madre si chiama così proprio per dà vita a tanti vinili.
E il concetto è semplice: ci vuole più di una stampa (molti dischi madre), in fase di produzione, per generare grandi volumi di vinili.
Questo non sarebbe possibile passando direttamente dal negativo (father) alla stampa per via della fragilità del primo stadio (ancora grezzo, primordiale) del vinile che non è ancora un vinile.
6. Separare la Madre dal…figlio
Al termine del secondo bagno galvanico si lascia asciugare la nuova piastra. Matrice e madre si separano con la stessa tecnica usata per separare, in precedenza, il master dalla matrice.
7. Levigatura
E ora andiamo dritti verso i vinili che tutti noi ascoltiamo. La madre è passata in una particolare levigatrice.
Al tempo stesso una persona leviga con cura e precisione le eventuali (e abbastanza naturali) imperfezioni sulla superficie, altra fase delicata e importante per evitare fastidi durante l’ascolto, interferenze e altro.
Ah, un’altra cosa. Questo procedimento ha il suo fascino ed è il segreto della bellezza di un disco in vinile, ma come tutto ha le sue controindicazioni.
I vari bagni galvanici possono aggiungere al disco qualche informazione sotto forma di lieve rumore.
Questi lievissimi difetti sono il marchio di fabbrica del vinile: il tipico suono caldo, avvolgente, originale e di solito non perfetto.
A noi piace così.
8. Ispezione
L’ispezione della piastra madre è un vero e proprio controllo qualità, per due motivi:
- controllare al microscopio che fino a quel momento il processo sia avvenuto a regola d’arte. Se la risposta è negativa, il disco è scartato
- ascoltare il disco per eventuali, piccoli o grandi difetti o imperfezioni di suono. Una fase da sballo, il primo vero ascolto di un disco in vinile
Se pensiamo che già in queste prime fasi il disco (ancora grezzo) passa sotto la lente di un microscopio, immaginiamo facilmente il livello di qualità di un vinile.
Le persone e i tecnici del suono creano qualità con le mani, gli occhi e le orecchie. Ispezionano minuziosamente solo al terzo stadio, dopo aver protetto la piastra a suon di placcature e bagni galvanici.
Il livello raggiunto verrà fuori in tutto il suo splendore quando il tuo LP girerà nel giradischi.
9. Un altro bagno galvanico
Altro giro, altra corsa, si ripete il processo che ormai conosciamo: se la madre supera il test di qualità:
- è rivestita con una pellicola
- ancora in un bagno galvanico di nickel
Se non supera l’esame è scartata e il processo va avanti senza quel disco.
Questo è in genere l’ultimo bagno galvanico e il suo obiettivo è aumentare lo spessore del disco per il successivo processo di stampa.
Manca poco per realizzare i dischi in vinile in PVC che tutti conosciamo.
La terza piastra rivestita di nickel andrà sotto pressatura, ma solo dopo un altro giretto di placcatura (rivestimento).
10. Sciacquo e asciugo
Ormai lo sappiamo: dopo un bagno di nickel bisogna sciacquare e asciugare ben bene.
11. Separare la Stampa dalla Madre
Con lo stesso procedimento di prima si separa la madre dal disco usato per la stampa.
Poi si procede a:
- Ispezionare la stampa
- Avvolgere il disco con una pellicola
- Con una fustella si taglia un po’ di pellicola dal centro, dove ci sarà il foro centrale del disco in vinile
Lucidatura del disco
In seguito, il dietro della stampa è lucidato con delle smerigliatrici di diverso tipo: ruvida, meno ruvida, media e fine.
La lucidatura permette alla stampa di essere un buon conduttore di calore per la seguente fase di pressatura.
Prima della pressatura si crea il foro centrale del disco, concentrico rispetto ai solchi del disco, per il lato A del disco in vinile.
La stessa procedura, quando la stampa è separata dalla madre, sarà fatta per il lato B.
Ci siamo, ragazzi: preparate le etichette. Si va alla pressa.
12. Pressatura
Gli stampi definitivi, assieme alle etichette, sono sottoposti a pressatura.
Le forme della pressa sono composte da labirinti di tunnel dove aria bollente e freddissima mantengono la temperatura della pressa in perfetto equilibrio.
Prima della pressatura ci sono altri importanti azioni, necessari per ottenere un grande risultato finale.
Alimentare il vinile: PVC
Un silo della pressa, attraverso una pompa, risucchia dei granuli di cloruro polivinilico.
Il vinile grezzo è riscaldato a 140°-150° C, a formare un piccolo disco molto leggero.
É posizionato in centro alla pressa con le etichette della casa discografica fissate sopra e sotto.
È arrivato il momento: la pressa a caldo, con una pressione di varie decine di tonnellate, preme il vinile grezzo per dargli la classica forma di disco e imprimere i solchi.
Dopo la pressatura, il vinile è immerso in un bagno con acqua fredda, per raffreddarlo.
13. Rifilatura
Si rifilano i bordi, in questo momento irregolari e discontinui, del disco in vinile.
Il disco è quasi…in perfetta forma.
Ovviamente inseriamolo in copertina!
Ed ecco che il disco in vinile è inserito in una copertina quadrata (prima dentro una busta per proteggere il disco).
Tra tutte le operazioni che abbiamo visto sembra la più banale, ma non lo è affatto.
La copertina di un disco in vinile può nascondere un mondo.
É come un’opera d’arte, un quadro che contiene un semplice disco di plastica ma mille volte più prezioso.
Il prossimo articolo parla della puntina, la parte della testina fonografica determinante per godere della musica su vinile e non rovinare i dischi.
A proposito, sapevi che la testina ma soprattutto la puntina di un giradischi è fondamentale per ascoltare un vinile?
Per rendere perfetto ogni ascolto su disco in vinile, puoi scoprire di più sull’importanza della puntina per giradischi nel prossimo step di ogni collezionista: trovare la puntina adatta al tuo giradischi. Ti consiglio di non perderlo.
Dove, in Italia, è possibile imparare a farli?
Ciao Mario,
perdona il ritardo nel risponderti.
Mi dispiace ma non saprei aiutarti, non so proprio dov’è possibile imparare a fare dischi in vinile in Italia.
Buonasera. Bellissimo articolo. Grazie. Ho una doma da da fare : ho un 45 giri che non fu messo in commercio. Veniva distribuito nei teatri. Correva l anno 1968. Sulla mia copia non è stampata la matrice (quella che di solito è stampata sulla parte iniziale dei solchi). Come mai?
Eres un genio. Gracias Saludos