aleister-crowley-music-magick-compilation

Non solo libri di magia, cartomanzia, sigilli e tavole Ouija. Nel salotto di casa Crowley, se qualcuno di noi avesse il coraggio di entrarci, troveremmo anche qualche album. Non scelti da lui (anche per lui è impossibile fare le cose impossibili…) ma perché certi album gli sarebbero piaciuti. Ci metto la mano sul fuoco.

Non bastava aver influenzato l’album senza titolo che conosciamo come Led Zeppelin IV, composto anche nella sua Boleskhine House, la residenza un po’ casa e un po’ parco dei divertimenti di Jimmy Page negli anni ‘70.

Non gli bastava fare capolino nella copertina di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

La musica preferita dell’occultista Aleister Crowley sarebbe stata la musica rock degli anni 60 e 70 e, se da qualche parte la sta ascoltando, avrà il rimpianto di non aver conosciuto nessuno degli artisti e gruppi che l’hanno composta.

Il rimpianto di non essere nato nei primi decenni del ‘900 anziché nel 1875, porca miseria bastava una manciata di anni dopo per godere della musica rock dagli anni 50 in poi come ho goduto di tutto ciò che la vita mi ha dato e trasgredito tutto quello che potevo trasgredire.

Purtroppo per lui non conosce nessuno perché Crowley muore nel 1947, negli anni in cui la miracolosa generazione musicale degli anni ‘40 inizia a sfornare nomi su nomi, un numero così grande da rendere impossibile qualsiasi elenco.

Giusto per tentare possiamo dire Freddie Mercury, John Lennon e Paul McCartney, Tom Waits, Alice Cooper, Jimmy Page e David Bowie, i Rolling Stones in blocco, Jim Morrison…

Non tutti, ma più di qualcuno di questi anni (e dei successivi anni ’50) considera Aleister Crowley un oggetto di culto.

Crowley è la guida per chi vuole andare contro le regole, l’amico che ti dà quella spinta per andare controcorrente.

A questo va aggiunto una cosa fondamentale: i bambini nati a metà degli anni 40 si trovano nell’adolescenza nel periodo d’oro degli anni sessanta.

Uno spartiacque di innovazioni e rivoluzioni non solo per la musica. E arrabbiature.

Negli anni sessanta i ragazzi erano arrabbiati, avevano qualcosa da dire e volevano fare le cose a modo loro.

Volevano trasgredire.

Aleister Crowley era un maestro della trasgressione, perché in vita le ha fatte davvero tutte.

Prima del Concerto: Qualcosa su Aleister Crowley

Aleister era nato in una famiglia ottima abbastanza da permettergli di non lavorare e cresciuto in un ambiente spasmodicamente religioso.

Sua madre aveva subito compreso che già da piccolo il figlio amava trasgredire, tanto da chiamarlo “The Great Beast” (la Grande Bestia), termine tirato fuori dal libro dell’Apocalisse.

Crowley diventerà uno dei simboli della magia nera anni dopo.

Possiamo azzardare che anche l’influenza religiosa della sua famiglia lo porterà lontano dalla religione e vicino a un altro tipo di culto.

(È come la mamma di Carrie nel romanzo di Stephen King, quella che controllava mentalmente la figlia su qualsiasi cosa, tutto nel nome del Signore ovviamente)

Crowley studia a Cambridge, gira il mondo all’avventura e non solo per modo di dire visto che tra le altre cose è uno scalatore.

É arrivato in cima a montagne di diverse altezze in Europa e Asia, è arrivato al culmine della sua attività di esoterista e occultista negli ultimi anni della sua vita.

Ha girato il mondo in lungo e in largo, lasciandosi andare ai piaceri della cucina e del sesso.

Ha vissuto in diversi luoghi, suoi esperimenti sociali.

Nel 1920 abita in Sicilia, a Cefalù, nell’Abbazia di Thelema, un’altra casa che Jimmy Page cercherà di acquistare anni e anni dopo ma senza successo.

Sarà espulso dall’Italia tre anni dopo, ufficialmente per presunte attività antifasciste ma in realtà per le pratiche e i fatti che accadevano nel suo tempio.

Ha avuto relazioni con uomini e donne, ha studiato e scritto di occultismo e magia nera, ha composto canzoni e da qualche parte esiste anche un’incisione su vinile delle sue composizioni.

La sua legge è di fare quello che voleva, sempre: “Do What Thou Wilt, Shall Be The Whole Of Law”.

Questo slogan sarà un celebre inno alla libertà e alla trasgressione e in queste parole, usate da Jimmy Page tra i solchi del vinile di Led Zeppelin III, c’è tutto Aleister Crowley.

Tanta gente lo prende come esempio negli anni 60 e 70. Alcuni per gioco, altri seriamente.

C’è chi lo considera un idolo, chi pensa sia suo padre e chi lo studia, affascinato da quello che diceva e da come viveva.

E allora vediamo chi avrebbe invitato a casa sua, Crowley, chiedendogli magari un concerto privato.

I Rolling Stones per primi.

Ouverture: I Rolling Stones, Their Satanic Majestic Request e Symphathy For The Devil

rolling-stones-their-satanic-majestic-request

I Rolling Stones non avevano bisogno di mostrare Crowley nelle loro opere, come facevano i Beatles e i Led Zeppelin, perché da tempo vivevano secondo i consigli di zio Aleister.

Facevano tutto quello che volevano, qualsiasi cosa fosse. E davano l’impressione di apprezzare l’occulto.

Mick Jagger e compagni erano rivali dei Beatles e volevano farsi conoscere come la loro copia in negativo nonostante la stima e l’amicizia tra i due gruppi

Se i Beatles erano rassicuranti e puliti, i Rolling Stones erano “brutti, sporchi e cattivi” e agli Stones questo andava benissimo perché così diventavano sempre più famosi, con un seguito di fan sempre più grande, dividendo la gente a stare con loro o contro di loro.

I fan crescevano e con loro cresceva anche la certezza che gli Stones avessero legami con l’occulto, anche se Jagger e compagni dicevano che non era vero per poi lasciare intendere il contrario.

A Sgt Pepper’s del 1 giugno 1967, gli Stones rispondono con Their Satanic Majestic Request del dicembre successivo.

Doveva essere pubblicato prima ma Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones erano occupati con un processo a Londra per l’accusa di possesso di droga.

Più o meno è l’inizio di un lungo periodo in cui più di tutti sono visti come portavoce della depravazione, della trasgressione e anche dell’anticristo.

Come se Aleister Crowley stesse muovendo i loro fili da un’altra dimensione.

Il loro atteggiamento sfrontato dà i frutti sperati: i critici ne parlano, i fan li amano e loro surclassano qualsiasi altro gruppo simile a loro di quegli inizi anni 60.

Solo i Beatles gli tengono testa ma non c’è problema perché i Beatles sono buoni e loro sono cattivi. Stanno correndo su due binari diversi.

I fan esagerano perché credono davvero che il gruppo avesse legami con Crowley e l’occulto, e gli Stones aiutano a crederlo.

Jagger legge Il Segreto Taoista del Fiore Dorato mentre compone le canzoni di Their Satanic Majesties Request.

Aveva letto anche The Book Of The Damned (1919) e The Morning Of The Magicians (1960).

Tutti questi libri convergono verso l’idea che la classe media di questa società sta mentendo, è ipocrita e ha una morale in realtà molto bassa, scandalosa.

Allora, se è così, perché non comportarci come vogliamo?

Quindi Do What Thou Wilt, Shall Be The Whole Of LawFai ciò che vuoi, sarà la piena legge.

Il loro successivo capolavoro, Beggar’s Banquet, ha come copertina un cesso che sarà censurato ma soprattutto in tracklist c’è uno dei loro singoli più famosi: Sympathy For The Devil.

La canzone è scritta da Mick Jagger dopo aver letto The Master And Margarita, libro in cui Satana visita Mosca prendendo in prestito il corpo del protagonista Woland, un oscuro professore esperto di magia nera.

E Jagger nel brano recita la parte di Satana, che si presenta come una persona di classe e gusto e ci dice che aveva visto Gesù Cristo essere condannato da Ponzio Pilato, che aveva visitato la Russia durante la Rivoluzione e ora si chiede chi caspita abbia assassinato i fratelli Kennedy.

Robert Kennedy era stato assassinato il 5 giugno 1968 e Sympathy For The Devil nasceva proprio in quei mesi (forse anche prima), una casualità che costringe gli Stones a cambiare il testo dicendo “Who killed the Kennedys?”.

Al plurale. Curioso, no?

I Rolling Stones hanno sempre giocato con l’occulto, le arti magiche e tutto ciò che avrebbe indotto Aleister Crowley a esclamare “Ehi, siete forti ragazzi! Perché non ci facciamo una serata assieme, noi sei?”

Ma lo facevano per gioco e per farsi vedere, nessuno di loro era davvero interessato a queste cose.

Gli Stones si fermavano lì ed è confermato anche da Marianne Faithfull, la ragazza di Mick Jagger di quegli anni.

Non avevano idea con cosa stessero giocando per il semplice fatto che non si prendevano sul serio.

Erano giovani, audaci, capaci e volevano trasgredire.

La passione per l’occulto non si ferma a Simpathy For The Devil.

Il 1969 ci mette del suo perché la reputazione degli Stones passi dal blu scuro al nero: due persone muoiono in circostanze vicine al gruppo, e oramai era risaputo che Jagger e compagni erano appassionati di magia nera, dunque il gioco è fatto.

Il primo è Brian Jones, annegato nella sua piscina il 3 luglio in stranissime circostanze (mai chiarite).

Cinque mesi dopo il giovane Meredith Hunter è accoltellato ad Altamont Speedway, California, proprio davanti al palco dove gli Stones stanno suonando Under My Thumb.

Secondo una leggenda metropolitana gli Stones in quel mmento stavano suonando proprio Sympathy For The Devil, ma alcuni video amatoriali mostrano una realtà diversa.

Il responsabile è un Hell’s Angel, dirà di essersi difeso da Hunter che era sotto gli effetti di metanfetamine.

Per tante persone gli Stones sono in qualche modo responsabili perché c’erano loro su quel palco.

La magia nera di cui erano interessati, perché fan di Crowley, aveva permesso quella tragedia proprio attorno a loro.

Con il tempo la loro attenzione per l’occulto si perde per strada.

All’inizio degli anni 70 i Rolling Stones sono più o meno sui 30 anni e anche per loro inizia un periodo più maturo, nonostante questo possa far sganasciare considerati i ragazzi.

Più maturo rispetto a prima, sicuro, perché negli anni 60 gli Stones erano davvero i simboli della trasgressione, di un’imminente rivoluzione che avrebbe soverchiato tutti gli equilibri della classe borghese americana e inglese.

Un po’ come aveva fatto Aleister Crowley a suo tempo, cinquant’anni prima, a modo suo perché i tempi erano diversi.

Gli Stones nel 1973 escono con un altra pietra miliare, Goat’s Head Soup, con il riff di Dancing With Mr D e nonostante parlino di fuoco e zolfo e voodoo le loro grida non sono più così infiammate come qualche anno prima.

Come se Crowley si stesse godendo quella musica, negli anni 70 il testimone dei messaggi occulti da dare alle nuove generazioni passa di mano e sono soprattutto i Led Zeppelin a raccoglierlo. Ma non solo.

È arrivato il momento di parlare di Graham Bond.

rolling-stones-sympathy-for-the-devil

Primo Interludio: Graham Bond

graham-bond-holy-magick

Talentuoso musicista e cantante R&B, Graham Bond non si diletta scherzando con l’occulto per costruirsi un’immagine come facevano i Rolling Stones.

Lui ne è proprio convinto.

É anche consapevole di essere il figlio illegittimo di Aleister Crowley e queste ossessioni, con l’uso di immancabili droghe, lo porteranno alla morte nel 1974.

C’era stato un tempo, nei primi anni 60, in cui Graham era soprattutto un cantante e (bravo) musicista.

Aveva creato il suo gruppo, The Graham Bond Organisation, con un certo Jack Bruce al basso e un certo Ginger Baker alla batteria, due personaggi che avrebbero fatto sfaceli negli anni seguenti nei Cream di Eric Clapton.

Quando Bruce e Baker lasciano Bond (il primo licenziato, il secondo scappato), Graham inizia a passare sempre più momenti di disordini mentali e depressione.

Graham resta indietro, non arriverà mai al successo.

A differenza degli Stones, i suoi dischi hanno collegamenti diretti con l’occulto e non per il gusto di trasgredire e per farsi conoscere in una veste diversa dal bravo musicista (soprattutto con tastiere e pianoforte) che era.

Con tastiere e organi era stato un innovatore.

Uno dei primi artisti rock a usare il Mellotron e Jon Lord dei Deep Purple sostiene che tutto quello che conosce dell’organo Hammond lo deve agli insegnamenti di Graham Bond.

Graham Bond era anche un occultista.

Tutto il suo ottavo album Holy Magick è scritto secondo i rituali praticati da Crowley.

L’uso di droghe, l’esaurimento nervoso per i dischi che non andavano e la crescente ossessione per l’occulto di Aleister Crowley lo porteranno a morire a 36 anni, sotto un treno della metropolitana di Londra.

La sua morte sarà catalogata come suicidio.

Fossero stati contemporanei, probabilmente Bond si sarebbe seduto sul divano di Boleshkine House assieme a Crowley, bevendo un bicchierino e parlando di magia e (perché no) musica.

Dopo tutto, era convinto che fosse suo padre.

Jimmy Page è stato proprietario di quella casa negli anni che coincidono con la sua carriera nei Led Zeppelin.

Crowley era idolo di Page e gli studi del chitarrista dei Led Zeppelin sull’occulto si vedono soprattutto nel loro quarto album senza titolo, numerato solo per motivi di marketing.

Quell’album fu l’apice di una carriera fulminante all’inizio ma poi sempre più complicata: album che slittavano, tour difficili da portare a termine, incidenti di percorso e più seri.

Diverse persone che frequentano la band scompaiono e infine tocca al caro John Bonham, il batterista e amico che nessuno avrebbe mai potuto sostituire.

Da un giorno all’altro il Dirigibile è cancellato.

Un po’ com’era successo agli Stones anni prima, solo che gli Stones non si fermarono.

Come con gli Stones, la gente pensava a una specie di maledizione che perseguita la band da quando Jimmy Page inizia seriamente a interessarsi a Crowley e all’occultismo, come l’acquisto di Boleshkine House.

Ma qui siamo nell’Inghilterra dei primi anni 70 e altri dettagli sono nei segreti della copertina di Led Zeppelin IV.

A fine anni 60, quando Graham Bond si trova da solo e i Rolling Stones escono con Beggar’s Banquet e Sympathy For The Devil, a Los Angeles vive un uomo con capelli lunghi e baffi, un altro della magica generazione degli anni ’40.

Un uomo che aveva inciso su disco una sequenza fatta solo di gemiti e rumori di una coppia che faceva sesso per poi essere arrestato per atti osceni, un uomo geniale che sembrava avere il potere di trovare gli artisti nei prati.

Questo signore è Frank Zappa e tra le creature di Zappa, cose che lui vedeva dove gli altri non vedevano, c’era anche Alice Cooper.

Metà Concerto: Alice Cooper

alice-cooper-pretties-for-you

Frank Zappa era l’idolo più grande di Vincent Damon Furnier, a.k.a. Alice Cooper.

Zappa scopre la band Alice Cooper (già, perché non dimentichiamo che prima era una band) e dà una bella spinta al primo album Pretties For You, nato sotto la firma della sua etichetta Straights Records nel 1969.

Lo stesso anno Zappa spinge anche un altro album incredibile, Trout Mask Replica, e la sua storia non ha bisogno di essere collegata all’occultismo perché sia pazzesca.

Il nome Alice Cooper sarà oggetto di discussione alla pari di cosa faceva la band durante i concerti.

Lo stesso Furnier mette fine alla leggenda sul nome del gruppo in un’intervista alla BBC radio 2 del 30 novembre 2009, dichiarando che la storia della tavola Ouija non era altro che una storia.

Lui l’aveva sentita in quegli anni e pensò di prenderla in prestito per giustificare il nome.

Di cosa erano convinti, tutti quanti, solo perché nessuno degli Alice Cooper l’aveva negato fino ad allora?

La versione era che Furnier avesse pensato al nome durante una seduta spiritica con l’utilizzo di una tavola Ouija, invocando una vera strega vissuta nel 1600 che si chiamava, appunto, Alice Cooper.

Come ha spiegato in questa intervista, la verità è che il nome Alice Cooper nasce nella sua testa senza un vero motivo.

È la prima cosa che gli esce di bocca per non cadere nel banale di chiamarsi “The Tarantulas” o un altro nome macabro.

“Alice Cooper. Alice. Cooper. Alla fine di quella nottata, quel nome in qualche modo mi si era appiccicato addosso, aveva un non so che di speciale. Evocava l’immagine di una ragazzina con un lecca lecca in una mano e un coltello da macellaio nell’altra. (Alice Cooper)”

Il nome nasce e basta, prima non c’era, ora c’è.

Alice ha preso in prestito la storia della tavola Ouija perché non c’era una vera genesi, lui stesso aveva sentito quel racconto da altre persone.

Gli sembrava figo tramandarlo.

Poi, però, a far pensare che quella band avesse qualcosa di oscuro era la sua mostruosa teatralità durante i concerti. I pionieri del cosiddetto Shock Rock.

Furnier si vestiva con abiti da donna (si travestiva da Alice Cooper) e si truccava pesantemente.

Nei loro show andavano in scena bambole bruciate davanti al pubblico, impalate, oltre alla morte di Alice con ghigliottine, impiccagioni, sedie elettriche e poi, perché non portiamo un boa vero sul palco e ce lo mettiamo intorno al collo?

Erano il non plus ultra dell’orrido nel mondo del rock e questo, oltre alla leggenda del loro nome, li ha accostati all’occulto.

Furnier però, alla pari dei Rolling Stones, durante gli anni proverà a scrollarsi di dosso almeno l’etichetta dell’occulto (quella del shock rock, no, gli resterà sotto la pelle).

Non era altro che teatralità, intrattenimento per generazioni di adolescenti che volevano idoli per sentirsi liberi di trasgredire.

Tutta l’America era più o meno sinceramente preoccupata per l’immagine sanguinante e malata di Furnier, e credevano davvero che la sua vita fosse dissoluta. La verità è che Furnier dietro le quinte era distaccato da questa immagine.

Anche lui non si prendeva sul serio, rideva sempre più di sé stesso.

É il giornalista Bob Greene a notarlo, durante un tour di Alice Cooper, e vede che Furnier è impassibile a tutto il macabro di quello che facevano e insensibile a cosa pensasse la gente.

“Alice era orgoglioso della sua intelligenza e del suo senso dell’ironia, e in studio ha fatto tutto il possibile per dimostrare che il ruolo di Alice Cooper era solo quello, un lavoro … ed era sempre desideroso di dimostrare ancora una volta che non si stava confondendo con il pericoloso depravato di nome Alice Cooper che era venduto al pubblico “.

In questi primi anni 70, i Beatles sono il passato, Alice Cooper e i Led Zeppelin sono il presente.

E sono in buona compagnia.

Secondo Interludio: Blue Öyster Cult

blue-oyster-cult-copertina
blue-oyster-cult-tyrrany-and-mutation-copertina

Ecco una band dal nome non altisonante ma che negli anni 70 ha corso per breve tempo ma molto, molto veloce: i Blue Oyster Cult.

Anche se letteralmente significa il “culto dell’ostrica blu”, il nome è tratto da un romanzo di Sandy Pearlman su un gruppo di alieni pronto a invadere la Terra.

Più di una voce sostiene che il nome è scelto per nascondere l’anagramma Cully Stout Beer, la “compagnia birra nera”.

Le copertine dei Blue Oyster Cult sono strane, a partire dalle opere di Maurits Cornelis Escher del loro primo album omonimo nel 1972 e Tyranny And Mutation del 1973, l’aereo della Luftwaffe di Secret Treaties (1974) e la limousione nera davanti alla chiesa in On Your Feet Or On Your Knees (1975).

Queste copertine hanno una cosa in comune: un simbolo simile a una croce con una falce capovolta nella parte inferiore.

È il simbolo di Crono, uno dei Titani della mitologia greca e padre di Zeus.

Questo logo diventerà un po’ come ZoSo per i Led Zeppelin, una cosa criptica da studiare in cerca di collegamenti con l’occulto.

E il collegamento c’è.

È uno dei simboli alchemici ed esoterici, oltre a essere il simbolo di Saturno e del piombo, la falce significa anche qualcosa di più profondo.

Il tempo, la fertilità e l’agricoltura, tutti significati di Crono.

Secondo la mitologia, Crono aveva avuto qualche problema famigliare: con la falce aveva evirato il padre Urano, fu detronizzato dal figlio Zeus perché su di lui c’era una profezia di finire allo stesso modo di Urano: castrato con lo stesso falcetto d’acciaio da suo figlio Apollo.

Crono è il simbolo del tempo come qualcosa che continua ad andare avanti e presto o tardi taglia tutto quello che trova davanti: il tempo visto come inevitabile arrivo della morte.

Questo logo si vede in diverse loro copertine, comprese le prime due di Escher, un incisore e grafico olandese famoso per le sue costruzioni impossibili.

La copertina del loro album d’esordio, Blue Oyster Cult, è un’infinita sequenza di buchi rettangolari simili a finestre che guardano nel vuoto e una porta dentro ognuno di questi fori.

A strapiombo si vede il nero di quello che può sembrare lo spazio con le stelle e, sospeso, questo simbolo.

La loro canzone più conosciuta, (Don’t Fear) The Reaper (Non aver paura del mietitore) è l’apice del loro successo nell’album Agents Of Fortune (1976) e il simbolo c’è due volte.

Nella cover, la luna è una sottile falce e si vede proprio Saturno.

L’uomo in frac indica il simbolo di Crono inciso sulla finestra e nell’altra mano ha una carta dei tarocchi per dito.

Per le nuove generazioni di ragazzini che scoprivano i primi dischi rock, e magari iniziavano a suonare la chitarra sulle note dei riff di (Don’t Fear) The Reaper, i lavori dei Blue Oyster Cult erano pieni di porte sul mondo dell’occulto: accessibili perché ascoltabili ma allo stesso tempo indecifrabili, nascoste e confusionarie.

agents-of-fortune-blue-oyster-cult-copertina

Verso il Finale: Black Widow

Passiamo dal blu al nero.

Ok, il primo grado di nero.

Se i Blue Oyster Cult nel Medioevo sarebbero stati accusati di occultismo, i Black Widow sarebbero stati bruciati vivi.

Con i Coven e i Black Sabbath è uno dei primi gruppi a parlare apertamente di occultismo, Satana e demoni nei loro album.

Sacrifice è il loro primo album del 1970 e soprattutto Come To The Sabbat è un misto tra rock e folk, flauti e il ritornello che ossessivamente ripete

Come, come, come to the Sabbat
Come to the Sabbat, Satan’s there
Come, come, come to the Sabbat
Come to the Sabbat, Satan’s there

Sembrano i Jethro Tull in versione occulta.

Coven

Coven vuol dire congrega, incontro, riunione per celebrazioni o riti.

La band rock-psichedelica nata a Chicago nel 1967 con questo nome non tiene molto nascosto l’occulto nel primo album Witchcraft Destroys Minds & Reaps Souls.

Il termine Coven, infatti, nell’epoca neopagana era usato per definire un circolo di streghe e stregoni.

Nell’album di debutto, ritirato dalle vendite per decenni, si parla di Satana e altri demoni.

Il pezzo di chiusura, Satanic Mass, si pensa sia tratto da vera messa nera.

Il disco è venduto con un poster allegato che farà ancora più scalpore.

Si vedono i membri della band (tra cui il fondatore Oz Osborne, spesso confuso con Ozzy Osbourne dei Black Sabbath…anche non sono la stessa persona c’è da credere che sarebbero andati d’accordo) vestiti con tonache nere e bianche mentre sacrificano sull’altare la cantante Jinx Dawson.

Quello di cui si parla dopo che questo disco e questa immagine sono distribuiti farà correre ai ripari la casa discografica Mercury Records.

Nel 1970 la rivista di moda maschile Esquire si spingeva un po’ oltre le sue tematiche principali e pubblicava l’articolo “Evil Lurks in California”.

Con la sua inchiesta fa notare quanto la passione per l’occultismo e le pratiche di magia nera si stessero sempre più diffondendo, e collega il tutto alla Manson Family e alla loro follia omicida dell’agosto 1969.

Esquire cita anche i Coven e fanno l’esempio dell’immagine del sacrificio.

La casa discografica pensò che una cosa è creare interesse su un album e un altro è la pubblicità negativa che avrebbe costruito una bara all’album.

Ritirò il disco dalle vendite. Sarà pubblicato nuovamente solo nel 2003.

witchcraft-destroys-minds-&-reaps-souls-coven-copertina

Fine del Concerto?

Ok, ok.

Sembra tutto qui, no?

Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band è stato strapazzato all’inverosimile, di quello che noi tutti chiamiamo Led Zeppelin IV si è speculato abbastanza.

E sono cose note.

Manca qualcuno di importante, un’altra personalità complessissima nata artisticamente in questa specie di stargate tra gli anni 60 e 70.

David Bowie.

Con lui la parola stargate forse è azzeccata.

David Bowie era un altro che si sarebbe unito a Crowley e Page per una cena o anche solo per chiacchierare. Garantito.

Scopriremo perché la prossima volta, ma le premesse sono buone.

Anche lui è della generazione degli anni 40.