“I find it impossible to give this record an A because it is just too weird. But I’d like to. Very great played at high volume when you’re feeling shitty, because you’ll never feel as shitty as this record. B+”
(il critico Robert Christgau commenta il disco nella sua Consumer Guide Review)
Un disco, di solito, ha una certa logica nel ritmo.
Le musiche hanno una melodia, per essere in qualche modo godibili e ascoltabili.
Di solito un disco ha dei tempi precisi all’interno dei brani, perché non infastidisca.
Ha sempre una certa sincronia tra voce e strumenti perché è così che si compone e si registra un album, diamine.
Bene, non c’è niente di tutto questo in Trout Mask Replica.
Eppure, è considerato universalmente una pietra miliare per ogni genere e ha fatto capire che si può sperimentare all’infinito.
Ed è una storia pazzesca. Uno dei dischi in vinile da avere, indipendentemente dai gusti personali.
La copertina. Un punto di domanda
Se lo conosci: hai mai pensato a cosa dice la copertina? Qualcosa dice.
Se ancora non lo conosci: non è curiosa la cover? È la copertina perfetta per questo album sconvolgente.
Questo disco è musicalmente surreale e la copertina è il suo surreale biglietto da visita.
La persona con il pesce davanti al viso, tanto da sostituire il vero volto, è Captain Beefheart con in testa un cappello da quacchero.
Autore di questa copertina è Calvin “Cal” Schenkel, pittore e illustratore, ideatore di altre particolari cover, da quelle di Frank Zappa a Tom Waits. Non dimenticare Schenkel, ci ritorneremo.
É lui a comprare la testa di una carpa da un mercato del pesce per usarla nella copertina di Trout Mask Replica.
Infatti il pesce è una carpa, che è simile alla trota, una specie di replica, e da qui il titolo dell’album.
Don Van Vliet, vero nome di Captain Beefheart, è entusiasta dell’idea del pesce e questa è una rarità nella realizzazione di quest’album perché finalmente dimostra di saper ascoltare anche gli altri.
Van Vliet comunque decide di mettersi il pesce davanti alla faccia per fare, sempre e comunque, a modo suo.
La carpa puzza tantissimo e Beefheart la tiene davanti al viso per un paio d’ore, mentre Schenkel scatta le foto. Ma non è infastidito dall’odore, il Capitano. É una tipica situazione surreale quindi, come ricorda Schenkel, è divertito e naturalmente a suo agio.
A un certo punto, preso dall’entusiasmo, si mette a suonare il sassofono baritono direttamente dalla testa della carpa.
Quella sequenza di immagini, con Beefheart che suona il sax attraverso un pesce, non sono incluse nella copertina ma Schenkel le conserva a casa come una sorta di cortometraggio.
Qualcosa di unico nella storia della musica ma su Trout Mask Replica le unicità sembrano sprecarsi.
Perché mai scegliere il pesce è un mistero rimasto nella mente di Schenkel. Ci sono solo interpretazioni.
Si pensa che farsi fotografare con un pesce che gli nascondeva il viso significava per Beefheart presentarsi in un modo diverso, originale e non convenzionale.
Un po’ come se la copertina fosse l’anticipazione dei brani nel disco e mettesse in guardia: ascoltare con cautela.
Non sapete quello che fate se ascoltate, ma neanche quello che vi perdete se non lo fate. È semplicemente qualcosa di strano e diverso. Sta a voi.
Alcuni critici sostengono che il pesce simboleggi la capacità di Van Vliet di saltare da un genere all’altro senza schemi, come un pesce salta dentro e fuori dall’acqua.
Molti credono a una semplice improvvisazione di Beefheart che decide di utilizzarla perché surreale e di impatto.
La prima volta che una persona vedeva la copertina di Trout Mask Replica, difficilmente non ne era almeno incuriosito.
Detenzione. Esercitare il controllo
Trout Mask Replica è il risultato di otto mesi di isolamento in condizioni inumane da parte di Captain Beefheart e la sua Magic Band.
In questo periodo, per volere di Beefheart ma anche per assecondare la creatività del suo leader, il gruppo vive forzatamente in una casa di Woodland Hills, quartiere di Los Angeles attraversato dalla celebre Mullholland Drive.
Scopo di una vera prigionia è raggiungere lo stato d’animo necessario per creare questo disco.
Era il 1968.
Don Van Vliet aveva probabilmente già da un pezzo l’intero disco in mente. I suoi compagni della Magic Band non ne avevano idea, ancora per poco.
La formazione in quel periodo era: Bill Harkleroad “Zoot Horn Rollo”, chitarra e flauto. Jeff Cotton “Antennae Jimmy Semens”, chitarra e voce. Victor Hayden “The Mascara Snake”, clarinetto basso. Mark Boston “Rockette Morton” , basso. John French “Drumbo”, batteria e percussioni varie. Capitano della squadra, ovviamente, Don Van Vliet a.k.a. Captain Beefheart: voce, armonica, sassofono tenore e soprano, clarinetto basso.
Altri artisti collaborano a Trout Mask Replica, compreso Frank Zappa, amico e compagno delle superiori di Van Vliet oltre a produttore di quest’album.
Il Talk. E provare, provare, provare
Negli otto mesi passati in una casa in affitto, i componenti della band subiscono un completo dominio da parte di Beefheart.
Un controllo che spesso finisce in violenza psicologica, assalti fisici, privazione di sonno e di cibo. Alla band era proibito lasciare la casa. L’unico a uscire fu Bill Harkleroad per visitare la madre.
Il batterista John French, in un’intervista, non scenderà in particolari su quello che accadde in quei mesi ma dirà che c’era qualcosa di maligno di fondo.
Beefheart gli aveva confidato di soffrire di una forma di schizofrenia che gli faceva temere un complotto da parte dei membri della band, tutti amici tra loro, con lo scopo di ribaltare le gerarchie e non riconoscerlo come capo.
Anche da questa paranoia deriva il desiderio di controllare il gruppo, per plasmare la creatura Trout Mask Replica come lui aveva in mente.
Solo con un autentico lavaggio del cervello Van Vliet poteva controllare i ragazzi e provare come desiderava i 28 brani.
Perché in questi otto mesi la band vive in povertà, con pochissimo cibo e grazie a qualche soldo inviato dalla madre di Van Vliet e da quella di Harkleroad, ma a parte questo fa una cosa: le prove del disco.
Tutti imparano a memoria ogni nota del disco e provano e riprovano i brani di Trout Mask Replica, a volte per 14 ore al giorno.
Drumbo racconterà anche del Talk che subiva chi non era d’accordo con Van Vliet riguardo a ogni aspetto del disco. Una chiacchierata.
Il musicista di turno doveva entrare in un barile, starci dentro accovacciato e lì era continuamente rimproverato e insultato da Beefheart, spesso per ore ma a volte per giorni interi.
Al termine di una sessione di Talk il musicista, stravolto e psicologicamente instabile, accettava ogni richiesta artistica da parte del Capitano.
Tutti, compreso Beefheart, proveranno il Talk, ciclicamente.
Genesi. Stravolgere le regole
Beefheart pensa alle sonorità di Trout Mask Replica ascoltando il nastro di un suo amico, Gary Marker, ingegnere del suono dilettante che si stava esercitando unendo assieme diverse parti audio.
Il Capitano resta impressionato (un’altra delle rare volte) ascoltando il lavoro finito del suo amico perché quello era lo stile musicale che stava cercando.
Come fare per comporre i brani così?
In modo non convenzionale ovviamente, complicandosi volutamente la vita.
Van Vliet utilizza il pianoforte, uno strumento a lui sconosciuto, per comporre molti brevi frammenti musicali apparentemente casuali.
In otto ore, dopo aver trovato la ritmica che gli piaceva, compone musiche e testi di tutti i brani (tranne due) di Trout Mask Replica.
French crea le composizioni a spartito in base alla musica improvvisata dal Capitano e decide gli arrangiamenti, sebbene l’ultima parola fosse sempre di Beefheart.
John French sarà una persona determinante nella realizzazione di Trout Mask Replica ma non per questo Beefheart non poteva farci quello che voleva: John sarà sbattuto fuori dalla Magic band, scaraventato giù dalle scale da Beefheart a detta di qualcuno, poco dopo il completamento del disco.
Non è accreditato nel vinile e non compare in nessuna foto.
Captain Beefheart e Frank Zappa
Gli obbiettivi dei modi dittatoriali di Beefheart, al termine di questa massacrante prova, erano due:
- assumere il controllo
- ottenere il logorio mentale e fisico del gruppo
Tutti dovevano desiderare solo una cosa dalla vita: la registrazione del disco in una casa discografica.
I ragazzi impiegano mesi a provare ma la registrazione dell’album dura solo sei ore.
I brani sono suonati a memoria dalla Magic Band, come a scrollarsi di dosso quel lavoro una volta per tutte.
In quell’unico giorno la band registra solo le parti strumentali.
Captain Beefheart registrerà in un secondo momento le sue parti vocali e le sovraincide, ma non in modo normale.
Van Vliet non aveva l’abitudine a utilizzare le cuffie in studio di registrazione, come confermato anche da Frank Zappa.
Zappa dichiarerà, ricordando il disco, di aver avuto la sensazione che in quei giorni Van Vliet stesse creando qualcosa di unico e importante.
La cosa migliore da fare era quindi tenere la bocca chiusa e lasciarlo fare come voleva, qualsiasi cosa avesse in mente.
Beefheart allora si mette a cantare: canta i brani di Trout Mask Replica in mezzo allo studio ad alta voce, senza cuffie, seguendo la musica solo grazie agli echi musicali ovattati e ai riverberi dei vetri della cabina di missaggio.
Zero possibilità di incidere le voci a tempo di musica, ma ragionare con Captain Beefheart su una cosa già da lui decisa era ancora più difficile e persino pericoloso per Zappa, che asseconda l’amico in tutto.
Il risultato è come lo si sente ascoltando il disco: totale mancanza di sincronia tra strumenti e voce durante quasi tutto l’album, che sembra cantato e suonato in modo improvvisato.
Alcune tracce sono registrate su cassetta nella casa di Woodland Hills, per esempio The Dust Blows Forward n’ The Dust Blows Back e Hair Pie: Bake1, in cui si sente il fruscio della foglie e un cane che abbaia in lontananza.
Il vinile di Trout Mask Replica è pubblicato il 16 giugno 1969 in un doppio disco in vinile.
Anche in questo caso, per l’incisione dei quattro lati, la scelta è stravagante.
Il primo disco aveva i lati 1-4, il secondo i lati 2-3. Una persona era costretta a cambiare il disco due volte per ascoltare l’album per intero.
Captain Beefheart. Un predestinato
Don Van Vliet ebbe sempre un rapporto straordinario con l’arte e per i suoi genitori fu un bambino prodigio da seguire e assecondare.
A cinque anni dipingeva e scolpiva pesci, uccelli e alberi.
Alla sua giovanissima età era già diventato ossessivo nella sua devozione per l’arte, passava moltissimo tempo nello studio che comunicava con la sua camera da letto e i suoi vecchi spesso lo facevano mangiare lì, per permettergli di seguire la sua passione e il suo istinto.
Con il passare degli anni fece crescere in lui anche la passione per la musica ma la pittura e la scultura non lo abbandonarono mai, neanche nei suoi dischi.
Provò a portare le tre arti nei suoi brani, come fosse un quadro astratto o d’avanguardia.
Trout Mask Replica è considerato l’album in cui Beefheart riesce a raggiungere questo obiettivo.
Nella prima metà degli anni 60 i rapporti con ogni casa discografica erano pessimi e ogni iniziativa di Van Vliet rischiò di non essere pubblicata.
Le cose cambiarono nel 1969, quando l’amico Frank Zappa creò le etichette “Bizarre Records” e “Straight Records” e offrì a Captain Beefheart la possibilità di scatenare in modo definitivo la sua creatività.
Van Vliet canterà per Zappa in Willie The Pimp, gli unici testi del travolgente Hot Rats, l’anno successivo.
Il primo ascolto
Un personaggio stravagante come Captain Beefheart, capace di concepire e mettere in piedi un disco del genere, probabilmente non esisterà più.
Una band che segue il suo leader al punto di essere controllata mentalmente, esisterà ancora più difficilmente.
Ma esiste sempre Trout Mask Replica.
Il mio primo ascolto è stato strano e stentato.
Ho dovuto tornare all’inizio due o tre volte e far ripartire “Frownland” per poi dire: “Aspetta, aspetta, piano. Ok, ci sono”.
Dopo il primo minuto di “Frownland” ho pensato: “Per comporre una cosa del genere ci deve essere una storia incredibile dietro, oppure proprio nulla”.
Un disco che unisce elementi blues, free jazz, R&B, sperimentalismo d’avanguardia e tante altre cose per poi tritarle tutte assieme e far venir fuori questa musica.
Un disco che butta all’aria le regole musicalmente conosciute fino a quel momento e che azzera ogni schema di struttura, scrittura, ritmo e melodia.
I canoni musicali in cui le persone comodamente si identificavano sono sovvertiti e rimescolati per dare alle 28 tracce di Trout Mask Replica un’assenza di tutto quello che voleva dire “armonico”.
È un disco da ascoltare a occhi chiusi, attentamente o con leggerezza, perché non ci sono vie di mezzo ed è troppo strano per poter essere categorizzato. Raramente sono arrivato in fondo a questo disco.
Un disco che mi ha preso, ma che va preso a piccole dosi.
Se volete farvi un’idea di cosa può nascere quando un uomo geniale ha finalmente la possibilità di sfogare la sua creatività, allora ascoltate questo vinile.
SIDE A
A1 – Frownland
A2 – The Dust Blows Forward ‘n the Dust Blows Back
A3 – Dachau Blues
A4 – Ella Guru
A5 – Hair Pie: Bake 1
A6 – Moonlight on Vermont
SIDE B
B1 – Pachuco Cadaver
B2 – Bills Corpse
B3 – Sweet Sweet Bulbs
B4 – Neon Meate Dream of a Octafish
B5 – China Pig
B6 – My Human Gets Me Blues
B7 – Dali’s Car
SIDE C
C1 – Hair Pie: Bake 2
C2 – Pena
C3 – Well
C4 – When Big Joan Sets Up
C5 – Fallin’ Ditch
C6 – Sugar’n Spikes
C7 – Ant Man Bee
SIDE D
D1 – Orange Claw Hammer
D2 – Wild Life
D3 – She’s Too Much for My Mirror
D4 – Hobo Chang Ba
D5 – The Blimp (mousetrapreplica)
D6 – Steal Softly thru Snow
D7 – Old Fart at Play
D8 – Veteran’s Day Poppy
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