Led Zeppelin
Led Zeppelin (1969)

Copertina Originale: Jimmy Page, George Hardie

Etichetta: Atlantic

Genere: hard rock/blues rock

VALORE VINILE DA COLLEZIONE

vinile con le scritte turchese
altre versioni del vinile
i-simboli-parlano-i-led-zeppelin-il-dirigibile

TRACKLIST LED ZEPPELIN I:
TESTI E TRADUZIONI

Questo è il primo simbolo. Il primo capitolo di una serie. Ci ritorneremo. Intanto, c’è da saltare a bordo di un dirigibile…

Il dirigibile dei Led Zeppelin inizia a volare il 12 gennaio 1969.

Nessuno sa chi sono o che musica fanno, ma questo simbolo li seguirà da Led Zeppelin, il primo album, all’ultimo. La sua Coda.

Uno dei simboli dei Led Zeppelin, il dirigibile, è lo specchio della loro storia. Forse la band avrà fatto questo pensiero, quando tutto era ormai finito.

Dal giorno della pubblicazione del primo album, per Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham e John Paul Jones è stato un volo straordinario tra i gruppi rock celebri della storia, fino a quando è durato.

Il dirigibile: la copertina

La celeberrima copertina di Led Zeppelin è una foto in bianco e nero del disastro del dirigibile LZ 129 Hindenburg, che prese improvvisamente fuoco in volo il 6 maggio 1937.

Lo zeppelin fu disintegrato in mezzo minuto. Morirono 35 persone. La vera causa dell’incendio non fu mai chiarita.

La copertina è realizzata da George Hardie, grafico e illustratore, da quel momento fedele collaboratore per le copertine dei Led Zeppelin.

Utilizza la tecnica della mezzatinta, grazie all’inchiostro di una speciale penna che rendeva la foto simile a una radiografia.

Usa la foto originale nei primi secondi del disastro, con il dirigibile in fiamme ma ancora visibile.

Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin e ideatore della cover, voleva raffigurare il preciso momento dell’esplosione.

Il retro della copertina è una foto della band scattata da Chris Dreja, ex bassista negli Yardbirds, che aveva appena abbandonato il basso per iniziare la carriera di fotografo.

Il dirigibile in fiamme diventa il primo simbolo della band. É un’immagine adatta a loro: forte, aggressiva, energica.

Forse Page la vuole per comunicare la potenza del gruppo, la loro mancanza di paura, al punto di rischiare di esplodere in volo. La band è appena nata, nessuno li conosce.

Questa immagine di copertina, la prima, anche profetica per come finirà la storia dei Led Zeppelin solo dodici anni dopo.

Ma ora il volo dei Led Zeppelin è iniziato. Godiamocelo.

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Grattacapi

Prima di questa foto la band sceglie il nome zeppelin, ma non aveva considerato la contessa Eva von Zeppelin.

La nipote di Ferdinand von Zeppelin, ideatore del dirigibile, è offesa, disonorata per l’uso del nome di famiglia.

La contessa spara due cartucce.

Nel 1969 cerca di bloccare un’apparizione dei Led Zeppelin nelle televisioni danesi; nel 28 febbraio 1970, i Led Zeppelin sono a Copenhagen per un concerto, e minaccerà di far cancellare lo spettacolo.

La signora forse non li ascoltava, e non aveva ancora visto la loro prima copertina. Sapeva solo che si facevano chiamare “gli zeppelin del rock”.

Moto saggiamente la band invita la contessa nel loro backstage. Dimostrano buone maniere e sperano almeno di addolcirla, l’incontro è cordiale e tutto sembra sistemato, gli Zeppelin possono essere gli Zeppelin.

Ma, appunto, non ha ancora visto la cover. Ed è la quiete prima della tempesta.

La contessa fa per andarsene quando per caso vede Led Zeppelin con la foto del disastro dell’Hindenburg. Immagino che la sua reazione sia molto simile a quella della foto, fuoco e fiamme.

Jimmy Page, come dirà in un’intervista anni dopo, correrà a nascondersi.

Per quel concerto a Copenhagen, i Led Zeppelin sono costretti a cambiare il nome del gruppo in The Nobs.

Con o senza il nulla osta di tutte le famiglie Zeppelin del mondo, la strada per la celebrità è libera e all’orizzonte c’è una sola scritta: Led Zeppelin.

Led Zeppelin: l’origine del nome

Il significato del nome Led Zeppelin viene fuori in una conversazione tra un gruppo di amici mica da ridere.

Succede che un giorno Jimmy Page, Jeff Beck, Keith Moon e John Entwistle stanno parlando della possibilità di creare un super gruppo tra loro quattro.

Una miscela esplosiva: due musicisti degli Yardbirds e due membri degli Who.

Per Keith Moon sarebbe stata una combinazione troppo pericolosa, e il suo sincero commento è: “It would probably go over like a lead balloon…” (andrebbe avanti come un pallone di piombo….) ed Entwistle aggiunse: “…a lead zeppelin!” (uno zeppelin di piombo!).

Jimmy Page ricorderà quel nome. Gli piacerà moltissimo.

Una band non ancora nata e già con il suo nome ufficiale.

Page decide, assieme al geniale Peter Grant, di cambiare Lead in Led perché sia più facile da ricordare, evitando errori di pronuncia.

Led Zeppelin: il primo album

I Led Zeppelin non fanno gavetta. Non faticano a farsi notare e a trovare il proprio pubblico.

Il loro primo album è un successo travolgente e immediato, come se il dirigibile fosse decollato da un punto altissimo, forse troppo alto.

La critica non è così impressionata, forse perché i ragazzi erano troppo innovativi ed esplosivi, troppo eccentrici. Erano tutto quello che in quell’epoca non c’era, a parte i Rolling Stones.

Ma non importa cosa facessero gli Zeppelin: i critici non avranno mai parole dolci per loro.

Il successo di critica arriverà solo quando sarà impossibile non applaudire.

I Led Zeppelin usano i simboli per farsi conoscere, essere credibili e affermare i loro principi.

Uno dei principi?

Il rifiuto dei nomi e di ogni etichetta. La cosa importante era la musica.

Le case discografiche

Rifiutano le etichette non per modo di dire.

I Led Zeppelin non hanno quasi mai avuto bisogno di una casa discografica. Nella convivenza con l’Atlantic Records, dal 1969 al 1973, la band ha dettato le regole.

L’album di esordio è prodotto da Jimmy Page e preregistrato dalla band in Scandinavia prima di firmare con la Atlantic un contratto che dà loro una libertà artistica senza precedenti per un gruppo appena nato.

Che ci fa la band, in Scandinavia?

In quel periodo non sono ancora i Led Zeppelin ma si fanno chiamare The New Yardbirds.

Jimmy Page è obbligato da contratto a una serie di concerti in Scandinavia con i suoi Yardbirds.

Lui era l’unico superstite assieme al bassista Chris Dreja.

Per prima cosa, i due cercano un cantante.

La prima scelta è Terry Reid, che declina e consegna l’invito a un certo Robert Plant, cantante della Band of Joy.

Plant accetta e si porta dietro anche il batterista della sua band, John Bonham. “Suona la batteria come una bestia”, disse.

Dopo l’abbandono di Chris Dreja, il bassista John Paul Jones è l’ultimo a entrare nei New Yardbirds.

Durante il tour scandinavo i quattro si conoscono l’eccezionale alchimia che c’era tra loro.

Ne capiscono il potenziale infinito, di suoni, influenze e innovazioni che sono ancora nelle loro teste e nelle loro mani. Una potenza durata poco più di un decennio.

In poche settimane le canzoni di Led Zeppelin sono pronte e la formazione diventa ufficiale.

Page, Plant, Jones e Bonham entrano in studio con le bobine di nastro già registrate.

Il disco è completo in circa trenta ore di lavoro, compresa la preregistrazione.

Costo: 1.782 sterline. Uno dei dischi con il più grande ritorno all’investimento della storia della musica.

All’inizio degli anni 70, quindi dopo poco più di due anni, l’album aveva già venduto tre milioni e mezzo di copie.

Gli Zeppelin restano con la Atlantic fino al 1973 con Houses Of The Holy.

Poi la band crea la Swan Song Records, per essere veramente libera da catene.

Non che prima fosse molto diverso: era come se il gruppo e l’etichetta fossero separati in casa.

Le versioni del vinile

All’inizio, il vinile di Led Zeppelin è distribuito con il nome della band e il logo Atlantic Records in rosso.

Poco dopo il colore diventa turchese, ma solo per un paio di settimane.

Alla fine del 1968 è scelto l’arancione come colore definitivo, ma i fortunati in possesso delle poche copie del vinile con le scritte in turchese ci sono, lo so che ci sono.

A chiunque, lì fuori, in possesso della versione di Led Zeppelin in turchese: avete tra le mani uno dei vinili da collezione più rari e costosi della storia.

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No Bonham, no Zeppelin

Lo zeppelin Hindenburg era unico, e fu l’ultimo dirigibile a trasportare passeggeri.

Volò 63 volte in appena un anno di vita, dal primo volo del 4 marzo 1936 fino all’incendio del 1937 che lo distrusse in mezzo giro di orologio.

I Led Zeppelin erano quattro, loro quattro. Robert Plant, Jimmy Page, John Bonham e John Paul Jones.

Bonham muore, dopo l’ennesimo eccesso alcolico (forse quaranta dosi di vodka, anche se non esistono conferme), il 25 settembre 1980. I Led Zeppelin scompaiono nel nulla.

Spesso le band si riuniscono, cambiano pelle, rinascono, si fermano, ci pensano, ritornano. Non per i Led Zeppelin.

La loro band poteva continuare solo con loro quattro.

La fine dei Led Zeppelin come uno dei gruppi rock più famosi e innovativi avviene a una velocità disarmante. Se fai la proporzione con tutto il tempo a disposizione, si tratta di un minuto, o di mezzo minuto.

E se non assomiglia alla storia dell’Hindenburg, è uno scherzo del destino che ci va comunque molto vicino.

All’inizio dicevamo simboli dei Led Zeppelin, al plurale. Il dirigibile è uno dei più famosi e più comunicativi, ma è solo uno dei tanti.

Ce ne sono molti altri, in tutte le loro copertine, elencarli tutti ora sarebbe difficile. Alcuni sono più oscuri, misteriosi e compaiono dopo.

Sicuramente non prima di Led Zeppelin II.

Nella storia dei Led Zeppelin succedeva…

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1875-1947: Crowley Compilation

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1969 – Led Zeppelin II