Attenzione: questi quattro dischi ti accompagneranno in posti incantati che sarai costretto a lasciare per tornare alla vita di tutti i giorni.
Se una persona ascolta per la prima volta le canzoni dei Genesis penserà che la discografia non è una ma sono due, oppure che a un certo punto un gruppo diverso ha sostituito l’originale.
Non sono due discografie, anche se il cambio di stile e genere si sentirà molto negli album dei Genesis del post Gabriel’n’Hackett.
E sì, è sempre lo stesso gruppo, uno dei più grandi della storia del rock, sempre leggermente sottovalutato se messo a confronto ad altri gruppi musicali anni 70.
Perché sottovalutato?
Forse perché tra i gruppi rock inglesi i Genesis non hanno lasciato canzoni famose a livello dei Pink Floyd, o non sono stati bad boys e idoli dei teenager come i Led Zeppelin?
Perché non è iniziata una genesismania come la beatlemania o perché non sono stati assieme cinquant’anni come i Rolling Stones?
Ma poi siamo sicuri sia un solo gruppo e non due gruppi?
I Genesis: una band e almeno due formazioni
Tutto questo potrà essere vero ma non basta per sottovalutarli, perché la storia dei Genesis è stata troppo particolare.
Pensa all’alternanza di dieci membri diversi in otto anni, senza contare i turnisti. Già questa è una cosa molto particolare per un gruppo.
La band nasce in quattro, raggiunge il successo in cinque e continua in tre, come una partita di calcio in cui la squadra gioca anche se i compagni escono dal campo.
Lo spartiacque nella loro storia è la partenza di Peter Gabriel per iniziare la sua carriera solista, poi quella di Steve Hackett per fare lo stesso.
Da allora sono rimasti in tre, e visto la popolarità ottenuta a suon di milioni di copie vendute non è difficile pensare che i il trio Genesis sia la loro formazione più conosciuta.
Ma il successo commerciale è una cosa diversa dall’importanza dei dischi, così diversa che infatti i Genesis erano famosi e apprezzati anche prima grazie a un quintetto che ha seminato pietre miliari nella prima metà degli anni 70.
Nelle storia dei Genesis è come se ci fossero due band diverse.
E cosa ti direbbe un fan dei primi Genesis?
Probabilmente ti direbbe che per innovazione e influenza nella musica la miglior formazione dei Genesis erano Peter Gabriel, Mike Rutherford, Tony Banks, Phil Collins e Steve Hackett.
In ordine di entrata nella band.
Qualcuno azzarderà che i veri Genesis erano solo loro assieme. Il dopo sarà un’altra cosa.
Il quintetto suonava rock progressivo e sperimentale, più generi musicali messi assieme perché il bello degli anni 70 è che tanti avevano voglia di provare e cercare di innovare.
Tutte le canzoni dei Genesis di questo periodo hanno testi complessi e fiabeschi, da interpretare.
Le copertine degli album di questi Genesis sono enigmatiche, inquietanti e particolari, con uno stile che molte volte avrà la firma di Paul Whitehead.
Quando si ritroveranno in tre il gruppo avrà uno stile di musica più semplice e diretto, orecchiabile, con brani sempre più pop e qualche canzone rock progressivo per non perdere i fans storici.
I vecchi fans apprezzeranno sempre poco l’evoluzione pop tranne in rari casi.
Mama, nel 1983, dell’album Genesis è un meraviglioso e raro esempio di brano che avrà fatto piangere di commozione i vecchi estimatori del gruppo. Per la serie: ecco dove eravate finiti!
I Genesis in tre componenti si avvicineranno a tanti altri milioni di persone che prima magari non li seguivano, ma in cinque era un’altra cosa.
In cinque hanno suonato poco assieme, solo quattro anni dal 1971 al 1974, ma i risultati sono quattro album che molti vedono ancora come i migliori della storia dei Genesis.
Curiosamente, i quattro album sono in ordine di successo di pubblico e critica.
É bello immaginare che i Genesis l’avessero fatto apposta, che avessero calcolato tutto, componendo album sempre più acclamati e lasciarsi una volta toccato l’apice.
E poi? Ancora in quattro
Poi iniziano le dipartite.
Nel 1975 Peter Gabriel lascia e lui era il frontman, leader carismatico e artistico del gruppo.
Il suo stile era molto marcato nelle musiche e testi dei primi Genesis, diciamo pure che il suo stile era buona parte dei Genesis.
Gabriel porterà via con sé il suo background soul, i suoi testi che sembrano usciti da sogni o da favole, il suo interesse per la religiosità e a dire il vero anche qualcosa di più concreto dopo l’uscita di The Lamb.
Ma ci arriveremo.
Tutto quello che era Peter Gabriel non si sentirà più negli anni seguenti, con buona pace dei fans dei secondi Genesis.
I quattro rimanenti nel 1975 cercano un cantante, non capendo che è già tra loro.
In tre
È ovviamente Phil Collins, batterista ufficiale fino a quel momento ma anche voce di sfondo (non sempre percepita) in diversi brani dei Genesis dell’era Gabriel.
Collins si dimostra l’unico con il talento e la conoscenza per poter cantare il complessissimo materiale composto fino a quel momento.
Dopo un provino davanti a Tony Banks, Mike Rutherford e Steve Hackett, come se fosse un nuovo arrivato, i quattro capiscono subito che il nuovo cantante sarà lui.
E pazienza se il suo timbro non è simile a quello di Gabriel, marchio di fabbrica dei Genesis, perché poteva andare bene lo stesso.
Nel 1976 il gruppo perde anche la chitarra: Steve Hackett se ne va.
Ma i Genesis sono un camaleonte e si adattano, Collins, Banks e Rutherford.
Decidono, pianificano, si separano per qualche tempo, ritornano, compongono. Restano assieme fino al 1998.
I Genesis in formazione amarcord, in cinque, si riuniranno solo in un paio di occasioni per concerti a sfondo umanitario e per aiutare Gabriel a superare alcune difficoltà economiche.
La formazione in cinque, e solo questa, è stata inserita nel 2010 nella Rock’n’Roll Hall Of Fame e ha vissuto il periodo d’oro che tutti i gruppi hanno: il periodo della perfetta sintonia, dove tutto va per il verso giusto.
Inizia ad andare tutto per il verso giusto dal primo di questi quattro album: Nursery Cryme, del 1971.
Nursery Cryme
Il significato di Nursery Cryme
La parabola ascendente dei Genesis inizia il 12 novembre 1971, con l’uscita di Nursery Cryme.
Per la prima volta la band entra nel rock progressivo.
Il disco oggi è considerato molto importante ma all’epoca le critiche sono contrastanti, più fredde che altro.
Inoltre, passa inosservato al pubblico quasi a sfiorare il flop commerciale.
Il titolo è scelto perché simile al termine nursery rhymes, le filastrocche per bambini molto famose nella cultura inglese, e gioca con il contrasto di ryhmes (rime) e crymes (crimini).
La nursery è anche il luogo dove far giocare e crescere i bambini.
Nessuno del gruppo l’ha mai chiarito, ma il significato di Nursery Cryme può essere visto come la continua convivenza nella vita tra bene e male, tra ingenuità e malvagità.
Una società fatta di cose illogiche, contrasti e pericoli, soprattutto per i più deboli.
Tutto il disco, a iniziare dalla copertina, è un continuo contrasto sotto forma di poesia. Si parla di infanzia e bambini accostati al macabro, alla morte e al sesso.
Front Cover
The Musical Box è il brano d’apertura del disco e uno dei cavalli di battaglia dei Genesis di questi anni.
Il testo parla di un bambino decapitato da una sua coetanea mentre giocano assieme a croquet.
Nella copertina di Nursery Cryme, una ragazzina posa sorridente in un impeccabile campo da croquet con una mazza in mano.
Attorno a lei ci sono diverse teste da lei decapitate (da chi se no?), alcune di bambini e altre di statue.
Alle sue spalle sta arrivando una bambinaia su strani pattini a rotelle e un frustino in mano.
The Musical Box è la traccia chiave per la copertina, Whitehead infatti decide per un’immagine in stile Alice in Wonderland ascoltando le parole di questo brano e mettendo il tutto assieme allo stile di inglese cantato (tutto un po’ antico di sfondo) e, ultimo ma non ultimo, all’aspetto che il gruppo voleva dare a questa copertina.
L’immagine doveva venire fuori dall’epoca Vittoriana.
Back Cover
Aprendo la cover ci sono altri elementi contenuti nelle canzoni di questo disco.
Nella back cover si può vedere l’Heracleum Mantegazzianum, pianta citata in The Return Of The Giant Hogweed.
Il brano è la storia surreale (ma fino a un certo punto) di una pianta erbacea russa esportata in Inghilterra, non proprio il suo habitat naturale.
La pianta allora si vendica sviluppandosi in modo incontrollato e invadendo tutto il Paese.
Per Gabriel è una forma di vendetta della natura nei confronti dell’uomo, il brano comunica il bisogno di rispettare la natura sempre e comunque.
Questa pianta esiste e si chiama Panace di Mantegazza. È originaria del Caucaso e davvero fu piantata nei giardini inglesi e crebbe senza controllo in Inghilterra, avvelenando persone e causando problemi urticanti.
Nella back cover c’è la Venere di Milo, riferimento ad Afrodite citata in The Fountain Of Salmacis.
Si vedono un albero e un vecchio, protagonisti del brano Seven Stones. Anche il vecchio gioca a croquet con la testa di un bimbo.
Quasi subliminali, sullo sfondo della copertina: le due vedove e il prete di For Absent Friends e Harold The Barrel sul cornicione della villa.
Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla profondità di questi Genesis, basta solo pensare a cosa è stato inserito in questa copertina.
Paul Whitehead si firma
Paul Whitehead firma la copertina su un angolo in basso e simpaticamente porta indietro l’anno di creazione al 1871.
Del resto, i testi sembrano fiabe raccontate dal passato, storie che provengono da lontani castelli abbandonati, quindi non è del tutto insensato immaginare l’album un secolo prima.
Whitehead inventa questa copertina dal nulla, avendo carta bianca dai Genesis.
Ascoltando buona parte del disco, leggendo i testi e parlando con il gruppo, ha disegnato a pastello i soggetti principali delle canzoni.
Il primo disegno realizzato era già in stile vittoriano ma per il gruppo non era abbastanza vecchio.
Whitehead allora cosparge la tela con vecchio miele e il risultato dell’effetto vittoriano a cui volevano arrivare è raggiunto.
Il problema si presenta al momento della stampa della copertina: il disegno esce con una tonalità gialla che non era prevista.
Poco male comunque perché al gruppo piace e diventerà la copertina originale di Nursery Cryme.
In seguito la cover è ulteriormente invecchiata e portata indietro nel tempo con errori di prospettiva, dimensioni delle ombre non realistiche (l’ombrellone, la ragazzina, la bambinaia) e qualche finta crepa nel colore qua e là.
Paul Whitehead aveva iniziato a lavorare come grafico di copertina per i Genesis dal precedente album Trespass e continuerà con il successivo Foxtrot, portando un dettaglio della copertina di Nursery Cryme nel nuovo album.
Per la seconda pietra miliare Foxtrot, ci vediamo alla prossima puntata.
Bravo Alessandro sei molto preparato