Testo, Traduzione e Significato di
21st Century Schizoid Man
In The Court Of The Crimson King
1969
King Crimson
Composta da: Robert Fripp, Michael Giles, Greg Lake, Ian McDonald, Peter Sinfield
(Il testo di questa canzone è inserito in questo sito solo come citazione per la traduzione e per cercare di spiegarne il significato.
É una divulgazione culturale per gli amanti della musica e per chi è curioso: non ci sono fini economici e tutti i diritti sul testo sono riservati agli autori.)
21st century schizoid man
Cat’s foot, iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia’s poison door
Twenty-first century schizoid man
Blood rack, barbed wire
Politician’s funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty-first century schizoid man
[Instrumental: “Mirrors”]
Death seed, blind man’s greed
Poets starving, children bleed
Nothing he’s got he really needs
Twenty-first century schizoid man
Uomo schizoide del ventunesimo secolo
La zampa del gatto, artiglio di ferro
I neurochirurghi urlano a lungo
Alla velenosa porta della paranoia
Uomo schizoide del ventunesimo secolo
Un tormento di sangue, filo spinato
Un rogo di politici
Innocenti stuprati con il fuoco del napalm
Uomo schizoide del ventunesimo secolo
[Instrumental: “Specchi”]
Il seme della morte, la cupidigia dell’uomo cieco
Poeti affamati, bambini sanguinanti
Non ha realmente bisogno di nulla di ciò che ha
Uomo schizoide del ventunesimo secolo
Significato di 21st Century Schizoid Man
“It was intense at the start, unbelievable” ricorda Peter Sinfield, paroliere dei King Crimson, e sembrava in effetti incredibile, ascoltando 21st Century Schizoid Man nel 1969, che questo brano parlasse del futuro.
Come tutto l’album naturalmente.
L’inizio di In The Court Of The Crimson King sembra una follia di pensieri sconnessi. Frasi brevi, voce insensata, immagini inquietanti.
Sinfield in persona spiega che “Cat’s foot, iron claw” è il mondo che va a pezzi e tutte le parole da lui scelte sono violente e aggressive, come l’uomo. L’album riflette la condizione umana, l’eterna convivenza con la guerra, i vizi e le psicosi dell’intero genere umano.
La musica segue a ruota i testi.
Robert Fripp scrive le parti principali di questo ciclone musicale, Greg Lake e Michael Giles se la spassano a unirle creando una fusion ispirandosi al jazz di Duke Ellington.
Dal fatidico minuto 1.30 la pressione aumenta e il basso di Lake diventa un cuore fuori giri. Nessuno aveva mai ascoltato niente del genere, nessuno si era azzardato a trattare il rock in questo modo, con suoni distorti, contorti, imbevuti di roba forte e ritmi jazz.
Qualcosa di futuristico.
É ironico come sembri una fantasia dei Crimson dopo un incubo di fine anni ’60, invece l’ironia finisce quando colleghiamo i punti tra il senso della canzone e la realtà di oggi. Il ventunesimo secolo.
E la voce di Greg Lake? Ne parliamo? Pochi la conoscevano. La splendida ugola che canterà Epitaph da lì a un paio di canzoni, per ora è solo l’artificiale e meccanica voce dello Schizoid e serve per aprire le porte di In The Court Of The Crimson King, una delle sentenze più innovative e surreali mai incise su disco. Un album così pessimista da profetizzare il futuro prendendoci in pieno.
Tutto l’album ruota intorno al tema del futuro. Ne scardina le certezze, ne tira fuori la paura e l’angoscia, che solo a pensarci viene l’istinto irrefrenabile di fare come l’uomo in copertina.
In un album che alterna depressione, aggressività e speranza, la prima canzone ha la forza d’urto di un meteorite piovuto dal nulla.
La guerra è il riferimento più limpido con il “Filo spinato” e il napalm, l’arma più famosa della guerra del Vietnam che proprio nel 1969 raggiunge il culmine della violenza e dei morti.
Il brano profetizza un “rogo di politici”, il sottoinsieme di esseri umani che più di tutti provoca disastri e brutalità.
A pochi mesi dall’inizio degli anni ’70, nuovo capitolo della storia del mondo, la fiducia nell’essere umano è così bassa da vedere nell’uomo del futuro un folle senza possibilità di scampo.
E i neurochirurghi ne vorranno ancora (“Neuro surgeons scream for more”) di questi umani dal cervello spappolato, così da avere materiale su cui lavorare.
Gli anni ’60 stavano finendo e tanta roba doveva succedere (scioglimento dei Beatles e le dipartite di Jimi Hendrix, Jim Morrison e Janis Joplin a parte), cose molto, molto più grandi.
Guerre civili, conflitti vari, dittature e violenze in lungo, in largo e in diagonale. Una globalizzazione galoppante, croce e delizia dei nostri tempi, e la neonata terza rivoluzione industriale che regala all’uomo sempre più cose materiali, tutte cose che l’auto-eletto Re del mondo possiede senza averne bisogno (“Nothing he’s got he really needs”). É l’alba della corsa al denaro.
In quel periodo sembrava fantascienza, ma quest’album ha guardato avanti.
Anche troppo.
Il mio album del cuore