Testo e Significato di
La Bomba In Testa

Storia Di Un Impiegato

1973

Fabrizio De André

Composta da: Fabrizio De André, Giuseppe Bentivoglio

(Il testo di questa canzone è inserito in questo sito solo come citazione per cercare di spiegarne il significato.
É una divulgazione culturale per gli amanti della musica e per chi è curioso: non ci sono fini economici e tutti i diritti sul testo sono riservati agli autori.)

… e io contavo i denti ai francobolli
Dicevo “grazie a Dio” “buon Natale”
Mi sentivo normale
Eppure i miei trent’anni erano pochi più dei loro
Ma non importa adesso torno al lavoro

Cantavano il disordine dei sogni
Gli ingrati del benessere francese
E non davano l’idea
Di denunciare uomini al balcone
Di un solo maggio, di un unico paese

E io ho la faccia usata dal buonsenso
Ripeto “Non vogliamoci del male”
E non mi sento normale
E mi sorprendo ancora a misurarmi su di loro
E adesso è tardi, adesso torno al lavoro

Rischiavano la strada e per un uomo
Ci vuole pure un senso a sopportare
Di poter sanguinare
E il senso non dev’essere rischiare
Ma forse non voler più sopportare

Chissà cosa si trova a liberare
La fiducia nelle proprie tentazioni,
Allontanare gli intrusi dalle nostre emozioni,
Allontanarli in tempo e prima di trovarsi solo
Con la paura di non tornare al lavoro

Rischiare libertà strada per strada,
Scordarsi le rotaie verso casa,
Io ne valgo la pena,
Per arrivare ad incontrar la gente
Senza dovermi fingere innocente

Mi sforzo di ripetermi con loro
E più l’idea va di là del vetro
Più mi lasciano indietro,
Per il coraggio insieme non so le regole del gioco
Senza la mia paura mi fido poco

Ormai sono in ritardo per gli amici
Per l’odio potrei farcela da solo
Illuminando al tritolo
Chi ha la faccia e mostra solo il viso
Sempre gradevole, sempre più impreciso

E l’esplosivo spacca, taglia, fruga
Tra gli ospiti di un ballo mascherato,
Io mi sono invitato
A rilevar l’impronta dietro ogni maschera che salta
E a non aver pietà per la mia prima volta

Significato di La Bomba In Testa

Se Canzone Del Maggio è cantata dal punto di vista dei ribelli del ’68, La Bomba In Testa è il vero inizio di tutto, il principio dei pensieri anarchici che si fanno strada nella mente del protagonista.

Nella sequenza di brani che racconta la vicenda dell’impiegato, questa canzone è anche l’antefatto de “Il Bombarolo”.

E’ l’unica scena “reale” prima del Bombarolo, perché dopo questo pezzo l’album diventa un sogno.

La Bomba In Testa è la presa di coscienza dei giovani al momento di vedere e percepire gli eventi del Maggio Francese.

Una generazione intera come un unico grande ingranaggio nella macchina della borghesia e le sue finte sicurezze, lavoro e famiglia su tutto.

Con la paura di non tornare al lavoro

Una generazione immobile, insoddisfatta e ormai insofferente nei confronti della stessa società in cui si ritrova a vivere.

La loro vita, infatti, è fatta di molte scelte imposte da altri, vecchi borghesi, politici e caste. In due parole: il potere.

Questo meccanismo si ripete, a oltre quarant’anni da Storia Di Un Impiegato, per le generazioni più giovani al giorno d’oggi.

La cosa più significativa dell’album è l’età del protagonista. Trent’anni.

Non giovane come i ribelli del ’68, non così vecchio da vedere il futuro come qualcosa che non si può cambiare.

In questo senso il ’68 è come una secchiata d’acqua fredda durante il sonno. Ci si sveglia definitivamente e si ha quel tarlo che inizia a mordere, poi a mangiare sempre più idee e concetti, non lasciando altro spazio che all’idea per cui lo stesso tarlo è nato. In questo caso è un’idea di rivolta, di rovesciamento.

“La bomba in testa”, quindi, il pensiero di un’azione sovversiva. Che non deve per forza essere una vera bomba, ma solo una metafora.

La riflessione sul proprio ruolo nella società può spingere l’insoddisfatto a fuggire o a lottare. L’impiegato sceglie di lottare.

Ma in tutto l’album di De André questa presa di coscienza è individuale (ed egoistica) al contrario delle vicende del ’68 che trovavano la loro forza nella collettività.

Nell’azione comune, come nella precedente “Canzone Del Maggio” in cui tutti quelli che non c’erano (la maggior parte in realtà) venivano accusati di essere coinvolti nella disfatta.

Nella sua convinzione di dover tentare qualcosa, proprio questa età “di mezzo” non gioca in favore dell’impiegato. Sente di non poter ripetere l’azione corale di cinque anni prima, crede di essere solo e isolato, senza un gruppo, ma il rancore contro la società è così grande che è convinto di fare da solo:

Ormai sono in ritardo per gli amici

Per l’odio potrei farcela da solo

E’ a questo punto che pensa di compiere un attentato contro il potere, quando inizia il sognare.

Al Ballo Mascherato.

Canzone Del Maggio

Al Ballo Mascherato

La storia dell’Impiegato

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