Testo e Significato di
Il Dilemma
Giorgio Gaber
1980
Pressione Bassa
Composta da: Gaber – Luporini
Etichetta: Carosello
(Il testo di questa canzone è inserito in questo sito solo come citazione per cercare di spiegarne il significato.É una divulgazione culturale per gli amanti della musica e per chi è curioso: non ci sono fini economici e tutti i diritti sul testo sono riservati agli autori.)

In una spiaggia poco serena
Camminavano un uomo e una donna
E su di loro la vasta ombra di un dilemma
L’uomo era forse più audace
Più stupido e conquistatore
La donna aveva perdonato, non senza dolore
Il dilemma era quello di sempre
Un dilemma elementare
Se aveva o non aveva senso il loro amore
In una casa a picco sul mare vivevano un uomo e una donna
E su di loro, la vasta ombra di un dilemma
L’uomo è un animale quieto se vive nella sua tana
La donna, non si sa se ingannevole o divina
Il dilemma rappresenta l’equilibrio delle forze in campo
Perché l’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.
Il loro amore moriva come quello di tutti
Come una cosa normale e ricorrente
Perché morire e far morire è un’antica usanza che suole aver la gente
Lui parlava quasi sempre di speranza e di paura
Come l’essenza della sua immagine futura
E coltivava la sua smania e cercava la verità
Lei l’ascoltava in silenzio, lei forse ce l’aveva già
Anche lui, curiosamente, come tutti era nato da un ventre
Ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa
In un giorno di primavera
Mentre lei non lo guardava
Lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
E ancora oggi non si sa se era innocente come un animale
O se era come instupidito dalla vanità
Ma stranamente lei si chiese se non fosse un’altra volta il caso
Di amare e di restar fedele al proprio sposo
Il loro amore moriva come quello di tutti
Con le parole che ognuno sa a memoria
Sapevan piangere e soffrire
Ma senza dar la colpa all’epoca o alla storia
Questa voglia di non lasciarsi
E’ difficile da giudicare
Non si sa se è una cosa vecchia o se fa piacere
Ai momenti di abbandono alternavano le fatiche
Con la gran tenacia che è propria delle cose antiche
E’ questo il sunto di questa storia
Peraltro senza importanza
Che si potrebbe chiamare, appunto, resistenza
Forse il ricordo di quel maggio insegnò anche nel fallire
Il senso del rigore e il culto del coraggio
E rifiutarono decisamente le nostre idee di libertà in amore
A questa scelta non si seppero adattare
Non so se dire a questa nostra scelta
O a questa nuova sorte
So soltanto che loro si diedero la morte
Il loro amore moriva come quello di tutti
Non per una cosa astratta come la famiglia
Loro scelsero la morte per una cosa vera come la famiglia
Io ci vorrei vedere più chiaro
Rivisitare il loro percorso
Le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso
Vorrei riuscire a penetrare nel mistero di un uomo e una donna
Nell’immenso labirinto di quel dilemma
Forse quel gesto disperato
Potrebbe anche rivelare
Come il senso di qualcosa che stiamo per capire
Il loro amore moriva come quello di tutti
Come una cosa normale e ricorrente
Perché morire e far morire è un’antica usanza che suole aver la gente.
Significato di Il Dilemma
Il Dilemma è una storia d’amore d’altri tempi, dei bei tempi andati, forse, ma c’è da sperare di no. É più facile dire cosa non sia questa meraviglia, perché è talmente tanto che sarebbe impossibile dire tutto qui e ora.
Provandoci, potremmo dire che è una delle più belle riflessioni su un amore in crisi, e sarebbe vero, ma come un riflesso, appunto, sarebbe fugace e superficiale.
Il Dilemma è figlia del suo tempo. Giorgio Gaber, questa è una mia opinione per cui potete sgridarmi, o fustigarmi, compose gran parte delle sue canzoni migliori a partire da fine ann’70 in poi, quando aveva raggiunto una maturità umana e artistica di altri livelli.
Come con Io Se Fossi Dio, i suoi brani nascono da riflessioni personali ma diventano molto più universali di quello che sembrano. Più o meno negli stessi anni della bomba contro tutto e tutti, fingendosi Dio, Gaber vede una nuova forma d’amore tra la gente comune.
E lo comunica.
Due coppie. Nella prima, è lui l’audace animale da conquista, lei invece l’ha perdonato nonostante la sofferenza; nella seconda, lui è tranquillo e dedito alla famiglia, lei è una splendida illusione vivente. Nei versi convivono le vite di entrambe le coppie, il cui fattore comune è l’enorme dilemma che incombe sulle loro vite
Ha senso o non ha senso il nostro amore?
Gaber parla dell’amore moderno, libero dalle repressioni dei “tempi antichi”, gli anni precedenti agli ’80, un decennio con una libertà individuale, politica, culturale così trasversale che anche il concetto di amore sta cambiando. Una coppia può vedere nell’infedeltà la sicurezza della propria sopravvivenza.
L’amore giovane ha “la smania di ascoltare i brividini del cuore”, come dirà lui stesso in un esibizione del 1991, una smania che divide le coppie e moltiplica gli amori.
Nella canzone una coppia si sfalda e l’altra resiste. Quest’ultima si suicida, togliendo il loro amore dal destino della morte, un gesto estremo che forse sposta l’attenzione dalla crisi di coppia a qualcosa di molto più profondo e generale. Quasi cosmico, forse.
Un elogio alla fedeltà, al coraggio di fare una scelta e resistere, difendendola nel tempo, con pazienza, adattandosi e modellando la pazienza e le forze contro vento e nelle giornate di sole, quando il cielo è a un passo o quando tutto è nero, affrontando le difficoltà per la semplice voglia di non lasciarsi.
Ma non solo tra due persone che stanno insieme, ma in tutto.
“Resistenza” come concetto generale, verso qualsiasi scelta facciamo nella nostra vita. Che sia una scelta che sia una, in un mondo che non ci lascia possibilità di scegliere o ci illude di permetterci di scegliere.
Che sia una dannata scelta.
La società crea stereotipi di persone e prototipi di relazioni, nelle coppie e in un singolo individuo. Nasce un nuovo concetto d’amore, moderno e libero dal concetto di impegno, e una persona può sentirsi obbligata a scegliere, ed essere obbligati a scegliere allora vuol dire non avere scelta.
La vita diventa un concentrato di azioni indipendenti dalla propria volontà, una nuova versione di destino o, come le parole della canzone, una “nuova sorte”, l’esatto opposto di “scelta”.
Allora la coppia ha preferito morire, e non si sa se “a questa nostra scelta” o a questa “nuova sorte”, appunto perché non c’è alcuna differenza tra le due. Una forza che regola in modo imprevedibile le vicende umane è paragonabile a un impulso che non ti lascia scelta.
C’è una crisi di mentalità. a grattare un po’ la superficie di questo delizioso brano sulla crisi di coppia. Giorgio Gaber forse sta cantando la crisi di coppia tra uomo e donna solo perché è lo strumento più efficace per comunicare una crisi con radici molto più profonde, quella tra uomo e la propria morale.
Una crisi che si può correggere assumendosi una responsabilità, impegnandosi a difenderla dalle normali interferenze esterne della vita, restando fedeli ai propri principi e coerenti con le proprie azioni.
Se necessario, difendendo i propri valori anche con gesti estremi, alla morte, proprio come hanno fatto la coppia (o le coppie?) di questa canzone.
Tutti segnali che Gaber non vede in una società italiana con una crisi morale viscerale, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80.
Quel “segno di qualcosa che stiamo per capire” forse è proprio la nostra involuzione morale. E amore e litigio, le “forme del nostro tempo”, forse non sono intese nei confronti di una persona, perché con una persona esiste anche l’indifferenza, una terza forza in campo che annulla ogni forma, semplicemente: il nulla.
Ma se guardiamo oltre alla crisi di coppia, l’amore e il litigio possono significare il valore di assumere un impegno e difendere un principio. E, al contrario, il valore di scontrarsi contro un idea sbagliata e accusare l’ingiusto.
Dovremmo amare o litigare con un’idea, queste le uniche due forze in campo e le nostre uniche scelte, e dovremmo arrivare a morire per essa o a far morire a causa di essa, un “antica usanza che suole avere la gente”.
Sempre più antica e lontana da noi.
Condivido in gran parte il tuo commento, ma vorrei aggiungere alla discussione un altro punto di vista, che sicuramente non ha la pretesa di essere quello giusto.
Gaber parla di una sola storia d’amore e di una sola coppia, ma, raccontando la storia attraverso vari flash-back, che inquadrano la coppia in diverse fasi della loro relazione, si potrebbe pensare che si parli di due o più coppie.
Il punto a mio parere fondamentale, è che questa storia d’amore deve essere inquadrata all’interno dell’eterno ciclo della vita, che coinvolge tutti gli esseri viventi incluso l’uomo, in cui c’è un continuo affannarsi in cerca di un miglioramento (nel testo questo ruolo viene affidato alla figura dell’Uomo), mentre la cosa davvero essenziale nel ciclo della vita è la possibilità che la vita si rigeneri, generando nuova vita (nel testo questo ruolo viene affidato alla figura della Donna).
A sua volta, il ciclo della vita deve essere inserito all’interno del grande ciclo della Storia, in cui si ha sempre l’impressione che certi valori siano superati, antiquati, senza rendersi conto che in realtà sono eterni, proprio perché sono punti fermi all’interno di questa ciclicità (nel testo questo ruolo viene affidato alla Famiglia). Questo rende il messaggio della canzone, che giustamente è da contestualizzare negli anni immediatamente successivi alla liberazione sessuale, valido sempre, anche ai nostri giorni.
Nella prima immagine si vede la coppia verso la fine della loro storia.
L’Uomo ha già compiuto il suo percorso di “affermazione personale”, che verrà descritto in seguito, ma Gaber lo definisce come uno “stupido”.
La Donna, che ha dovuto subire il tradimento del suo Uomo, dimostra la sua superiore statura attraverso il perdono. Specialmente perché il perdono non è stato indolore.
La seconda immagine è un flash-back, che ci mostra l’inizio di tutta la storia.
L’Uomo, novello sposo, è appena passato dalle braccia della madre alle braccia della sua sposa. È poco più che un cucciolo.
Mentre la Donna, che è la depositaria del ciclo della Vita, al suo confronto è molto più matura, quasi “divina”.
Proseguendo nel racconto, l’Uomo, o sarebbe quasi meglio definirlo “il maschio”, intraprende il suo percorso di affermazione personale, che è tipico anche di altre specie animali.
La Donna, o “la femmina”, semplicemente lo osserva nel suo affannarsi da una posizione di superiorità, perché lei la “verità” già la possiede. Ovvero lei sa cosa è davvero importante.
Ma l’affermazione personale e sociale del maschio, lo portano a credere di essere diventato superiore alla sua sposa, fino al punto di tradirla, come se lei fosse un qualcosa di vecchio, inutile, ormai superato.
E qui la bellissima immagine che Gaber ci regala è quella dell’uomo, nato dal ventre di donna, crede di essere diventato onnipotente, infinitamente superiore alla sua donna.
Mi verrebbe da citare il modo di dire toscano: “ecché tu voi insegnare a babbo a trombare?”.
Non si rende conto l’Uomo, che questa sua tracotanza lo rende in effetti ridicolo?
A questo punto il Grande Amore di questa coppia è sul punto di morire. Come succede a tutti gli altri. Banalmente.
Magari per dare origine ad un nuovo “grande amore” tra l’uomo e la “fanciulla nuova”, destinato anch’esso a sciogliersi al sole…
Invece no.
La forza della Donna, che sceglie di perdonare, segna la strada da seguire.
Una strada che non è facile come nelle Telenovelas.
Lei mostra la strada della resistenza, del rigore, del coraggio. E il suo sposo sceglie di seguire assieme a lei quella strada.
L’uomo e la donna decidono di tornare ad essere una coppia. Decidono di restare legati ai famosi vecchi valori che sembrano sorpassati e che invece sono eterni.
E qui ritorna alla mente l’immagine iniziale: la coppia si trova su di una spiaggia tormentata, non è tutto rosa e fiori, c’è un enorme dilemma che li opprime, ma la coppia sceglie di lottare, di rifiutare la banalità e la miseria della “libertà in amore”.
Il finale della storia, ovvero la scelta di darsi la morte, come segno estremo di rifiuto di una “nuova sorte” quasi obbligatoria, riporta ad illustri precedenti, quali i filosofi greci, i patrioti italiani, Jan Palach…
Ovvero non è una morte fine a se stessa, ma una morte come strumento di illuminazione, di rivelazione per gli altri.
Che chissà se capiranno davvero l’insegnamento, perché far male e farsi del male è la nostra specialità della casa…
Rispondo al tuo splendido commento solo ora, con colpevole ritardo, ma ti ringrazio davvero molto per il tuo contributo, Davide. Grazie.
Condivido perfettamente la tua analisi, Davide, punto per punto. Solo nel finale di non mi ritrovo, anche se devo dire che la prima volta che ho ascoltato questa splendida canzone ero arrivato anch’io alle tue stesse conclusioni. Poi però la vita e l’esperienza mi hanno fatto capire che quella “morte”, della quale parla Gaber, non va intesa in senso letterale, come un suicidio della coppia, arrivata al punto di non poter sopravvivere alle proprie contraddizioni. La morte di questa coppia sta proprio nel dilemma, in questo triste e irrisolvibile problema di chi ama e sa sacrificarsi per un ideale, “… per una cosa vera, come la famiglia…”, ma non trova risposta al dubbio se abbia ancora un senso il proprio amore. L’amore senza la forza di attrazione, senza il sentirsi innamorati, è un sentimento che vive solo del rispetto di se stessi e del rispetto reciproco, un sentimento che si fa forza e “resistenza” di fronte alle difficoltà della vita ma che non riesce a cancellare il dilemma della propria inadeguatezza di fronte alla constatazione che “morire e far morire… ” – legati assieme da un vincolo inscindibile – “… è un’antica usanza che suole aver la gente”.
La canzone è una attenta analisi della crisi della coppia, liberata da qualsiasi contesto storico o sociale, un’analisi che vale oggi come cento anni fa o tra cento anni. Si fa un grande uso ed abuso della parola “amore “, perché dietro ad essa si nascondono modi e strategie diverse che legano le persone. Ed è diverso dire “io amo” e dire “io sono innamorato”, perché nel primo concetto rientra anche l’esperienza di questa coppia sfaldata e in crisi, che fa i conti con la propria inadeguatezza ma che sa tenere duro, che vive la propria difficoltà ed accetta la propria morte come coppia perché non trova più il senso di un legame che comunque è ancora forte e vitale, come quello di quel lontano maggio.
La vita, anche la vita di coppia, è fatta di contraddizioni e di dilemmi che vanno affrontati e vissuti fino in fondo.
Bravo. Commento fantastico
Grazie, Mario, per il tuo commento. Rispondo solo ora, in ritardo clamoroso, ma ricordavo il tuo bellissimo intervento. Grazie ancora.
Vi giro un link ad una sua intervista… https://www.youtube.com/watch?v=zov1KXtUrmU&ab_channel=EnzoSarcinelli
Molto bravi