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Anima Latina
Lucio Battisti – 1974

Copertina Originale: Cesare Montalbetti

VALORE VINILE DA COLLEZIONE

A volte i cantautori più popolari, commerciali e accessibili hanno dentro qualcosa di molto più complesso e profondo. Questo qualcosa può uscire una volta sola ma influenzare l’artista per sempre, come Lucio Battisti e le canzoni di Anima Latina.
E ragazzi, state certi che prima o poi quel “qualcosa” viene fuori.

Quanto ci mette un album per viaggiare dal Sud America?

Dire che Anima Latina è un disco importante è scontato. Affermare che è un bel disco è sbagliato, perché vorrebbe dire generalizzare.

Rendersi conto che quest’album arriva con sempre maggiore intensità, a ogni ascolto, come se viaggiasse nel tempo e nello spazio per entrarti dentro un po’ alla volta, allora sì, questo è vero.

Però va ascoltato con attenzione.

Anima Latina di Lucio Battisti esce in Italia nel dicembre del 1974 come un regalo dal Sud America o come un dono venuto dal cielo.

Un disco avanti milioni di anni luce a tutti gli altri, nono album di un cantante che per la prima volta mostrava il lato innovativo, solitario e ribelle del suo carattere.

Chi lo conosceva nella vita privata, sapeva che Lucio era anche questo.

È un Lucio diverso dal cantante popolare che tutti conoscevano e con Anima Latina la gente inizierà a conoscerlo sempre meglio.

Tre cose su Anima Latina per cui “non è Battisti”

Anima Latina è un regalo che Lucio Battisti ci ha fatto perché è unico e inaspettato come ogni regalo dovrebbe essere.

Unico perché Battisti concederà una volta sola una prova come questa, dimostrando la profondità, la complessità e l’astratto che poteva raggiungere se solo voleva.

Inaspettato perché nessuno si aspettava un disco del genere da un cantautore che aveva abituato tutti con musica tradizionale e melodica.

Se l’ascolti per la prima volta ti salteranno all’orecchio soprattutto tre cose.

  1. La prima è che Anima Latina è un non-disco di Battisti. Una persona appoggia la puntina del giradischi sul vinile e già dall’intro di Abbracciala, abbracciali, abbracciati resta spiazzato per una musica che non sembra sua. Quel ritmo blando e trascinato, quelle parole incomprensibili bisbigliate prima che una voce anche troppo riconoscibile inizi a cantare “Ora mi ricordo che…a che punto ero…”. Quel ritmo che da basso diventerà sempre più vivo, per poi calare ancora e poi riaccendersi e scendere di nuovo. Proprio come Battisti non faceva.
  2. La seconda è che c’è qualcosa di strano nel cantato di Lucio rispetto agli album precedenti. A volte si fa quasi fatica a capire le parole, a un primo ascolto la voce non si adatta bene alla musica e sembra improvvisata, incisa una volta soltanto. E poi la voce sembra in mezzo e dietro la musica, come se la voce fosse in una stanza chiusa e la musica fuori in corridoio.
  3. Una persona ascolta il vinile e resterà forse delusa di non trovare un solo ritornello, tranne in Due Mondi cantata con Mara Cubeddu (cantante dei Flora Fauna e Cemento). Il ritornello, uno dei marchi di fabbrica del cantante, non è contemplato.

Come disse lui stesso in un’intervista a Renato Marengo del 1 dicembre 1974, diventata famosa per la sua rarità, Anima Latina è “un’operazione culturale, quasi un esperimento, e tale dovrà restare”.

Un album da ascoltare attentamente

Anima Latina nasce durante un viaggio di Battisti e Mogol in Argentina e Brasile nel febbraio 1974 per un tour promozionale del cantante.

In America meridionale conoscono un mondo nuovo perché la musica è sostanzialmente vita: le persone giocano, cantano, comunicano, protestano e ballano con la musica. Tutti insieme.

Tutto un altro mondo rispetto a qui. Case discografiche, vendite, LP, concerti e un palco tra l’artista e il pubblico.

Era questo l’aspetto della musica brasiliana che più affascinava Lucio Battisti. Cantante e pubblico diventavano una cosa sola.

Nonostante la semplicità e povertà, in Brasile le persone partecipavano con attiva allegria al concerto. Stavano molto attenti alle canzoni. Lucio porterà questo concetto nell’album registrando la sua voce a un volume molto basso.

Pensata geniale, innovativa e controcorrente per l’epoca, fatta per stimolare l’attenzione delle persone che ascoltavano.

Ecco perché in molti passi di Anima Latina la voce sembra arrivare da lontano, come dietro un vetro.

Mogol fece pressioni per alzare il volume in fase di registrazione (aveva scritto i testi dunque non aveva interesse che la voce fosse confusa nella musica), arrivando ai primissimi scontri con Battisti, altrimenti la voce di Lucio sarebbe stata ancora più bassa.

La Copertina di Anima Latina

La fase di registrazioni sono iniziate a maggio del 1974 al Mulino di Anzano del Parco, un piccolo paese vicino a Como, sono andate avanti negli studi di Cologno Monzese per poi ritornare ancora al Mulino nel settembre e ottobre 1974.

Al Mulino il fotografo Cesare Montalbetti, amico di Battisti, scattò le foto utilizzate per la copertina di Anima Latina, ispirato dal titolo dell’album.

La donna in copertina è l’attrice Dina Castigliego assieme ai bambini degli amici di Battisti e Montalbetti.

Con trombe, coperchi e pentole avevano improvvisato un concerto in stile sudamericano: semplice, rudimentale ma pieno di vita.

A provare Anima Latina tra le mura del Mulino si sono alternate quasi venti persone, compreso Mogol che andava e veniva con i testi modificati sulla musica che usciva dal gruppo, in particolare da Lucio Battisti.

Il gruppo di amici si riunisce in questa saletta acustica con un semplice registratore a quattro tracce, per ascoltare il risultato appena finite le prove.

Per il resto avevano due amplificatori e gli strumenti…tanti strumenti:

  • Chitarre
  • Pianoforti
  • Tastiere
  • Basso
  • Trombe
  • Tromboni
  • Archi elettronici
  • Pianoforte elettrico Fender Rhodes
  • Sintetizzatori
  • Batterie e percussioni varie
  • Flauto
  • Ance

E gli ingredienti fondamentali di Anima Latina: sperimentazione e improvvisazione che si sentiranno tutta nel risultato finale dell’album.

La Critica su Anima Latina

Battisti in Italia era arrivato al punto di poter fare un po’ quello che voleva.

Aveva pubblicato ben otto album e per forza di cose il pubblico crede di conoscerti a memoria, ti colloca musicalmente e ha tutto il tempo di schierarsi da una parte o dall’altra come succede sempre.

Forse per lui le cose iniziavano a essere ripetitive, aveva perso quel senso di sfida e la sua natura di innovatore iniziava inevitabilmente a cercare spazio.

Lo puoi capire da quella versione latineggiante e velocizzata di I Giardini di Marzo alla fine di Anonimo, come se Lucio volesse portare i suoi vecchi successi dentro quel nuovo stile di musica.

Oppure le riprese di Due Mondi e Gli Uomini Celesti, così diversi dai due brani incisi sul lato A e così diversi da tutto quello che la maggior parte dei cantanti italiani facevano in quegli anni.

Anima Latina in Italia è accolto molto negativamente dalla critica dell’epoca.

Nessuno dei critici avrà belle per questo disco: non compreso, ritenuto lontano dal solito Battisti, un disco complicato e per molti addirittura inascoltabile.

Lontano, sì, il Sud America in effetti era lontano.

Un artista che divideva

Tutti gli artisti sono stati criticati nel corso delle loro carriere: è giusto così e fa parte del gioco.

Un artista che mette d’accordo tutti forse ha qualcosa che non va e anche Battisti non fa eccezione.

Su di lui il popolo era diviso in due.

Da una parte c’è chi adorava incondizionatamente le canzoni d’amore firmate Mogol-Battisti dal 1969 al 1973.

E parliamo davvero di un casino di canzoni: Un’avventura, Fiori rosa, fiori di pesco, Dieci ragazze, Io vivrò (senza te), I giardini di marzo, Io vorrei..non vorrei..ma se vuoi, La collina dei ciliegi solo per nominarne una per album.

In pratica tutte le canzoni famose di Lucio Battisti entrate nell’immaginario collettivo e che sentiamo oggi fanno parte del periodo pre-Anima Latina e di quello subito dopo.

Ma come, il lavoro più importante di un artista e nemmeno una canzone che sia ricordata?

Curiosamente e un po’ amaramente è così. proprio Anima Latina, che resta uno dei suoi dischi meno conosciuti eppure universalmente considerato il più importante e influente.

Cosa avevano in comune le canzoni del Battisti nazional-popolare dei primi anni?

Trattavano l’amore.

Lo facevano con maestria e in modi diversi, che non passano mai di moda come continuano a passare di radio in radio e a essere cantati di generazione in generazione. Orecchiabili, melodiche, facili da cantare.

Anche se erano canzoni d’amore “alla Battisti”, capaci di far rivivere bei momenti o emozioni, erano pur sempre canzoni d’amore.

Dall’altra parte con il coltello tra i denti c’era proprio chi detestava questo genere di canzone poco impegnata e non schierata politicamente. E detestava la coppia Battisti-Mogol, con la solita melodia e le eccessive dosi di zucchero nelle loro canzoni.

Sì, soprattutto in quegli anni la gente guardava anche il messaggio politico della canzone, per motivi che sfuggono alla mia comprensione.

Per quanto riguarda quell’aspetto la musica di Battisti-Mogol fino al 1973 non sperimentava più di tanto e questo a molti non piaceva.

La coppia viaggiava con il pilota automatico e non azzardava mai.

Con Anima Latina cambia la musica anche in questo senso.

Lucio Battisti raggiungerà un livello superiore e darà prova di cosa riesce a comporre. Anche i testi di Mogol, a detta da chi scrive come lui, in quest’album raggiungono il livello massimo di poesia e metafora in tutta la collaborazione con Battisti.

Non che la coppia volesse dimostrare qualcosa a chi non li apprezzava, ma che non si dica che “Battisti è capace di fare sempre la stessa musica”.

Giammai.

Per fare un disco così innovativo e lontano dai suoi canoni Lucio Battisti doveva allontanarsi dalle sue certezze per conoscere una realtà diversa.

Forse aveva da sempre quel lato opposto al cantautore popolare, come una nemesi, ed era solo questione di tempo perché si facesse vedere.

Da Anima Latina inizieremo a conoscere meglio un cantante molto più complesso di quello tutti pensavano di conoscere.

E capiremo qualcosa in più quando nel 1979 Lucio Battisti metterà fine alle interviste, alla televisione e alle apparizioni in pubblico.

Come se fosse rimasto deluso da qualcosa o da qualcuno, in un certo senso chiuderà anche con se stesso quando dichiarerà “L’artista non esiste. Esiste la sua arte”.

Deciderà di non parlare più e di non farsi più vedere in pubblico, si staccherà di dosso l’etichetta di cantautore popolare che gli avevano cucito addosso.

Battisti è un uomo di parola e non parlerà veramente mai più.

Nel 1974, in Anima Latina, forse Lucio Battisti provava già a staccarsi di dosso questa etichetta.